J’accuse sui centri di identificazione temporanea- i lager della Repubblica italiana
Sentire l’atroce dolore dell’ago che ti trafigge le labbra. Un assurdo modo per protestare contro uno Stato che ti ha tolto la libertà, in un paese che si ritiene democratico. Ma come? Quale democrazia?
Qui al centro di identificazione temporaneo, siamo soggetti a tutte i maltrattamenti e le violenze. Siamo visti come delle creature nauseabonde e intrattabili sia dagli operatori di sicurezza sia dagli altri soggetti che hanno a che fare con noi e che non vogliono, e non possono sentirci né aiutarci in questi tempi difficili. Noi siamo i fuggiaschi, gli apolidi che hanno negato la loro identità pur di averne un’altra. Magari migliore o peggiore! Poco importa il prezzo. Quello che vogliamo è di non tornare indietro, dall’altra parte: la sponda sud del Mar Mediterraneo. Perché? Perché il mondo è cosi spietato e duro con sé stesso e con noi? Le leggi della Repubblica che ci ospita sono cosi dure e disumane. Sento spesso parlare gli operatori e dire che ci vuol il DUCE, per risolvere questa situazione e farla finire con i pidocchiosi che "siamo noi". Quante volte ho sentito sputare su quelli che rifiutano di rilasciare le loro impronte? Perché non vogliono farsi identificare per non rimanere qui per sempre- Nella merde- come dicono nella loro lingua Vogliono preservare la loro identità da un destino segnato e da un paese fondato sulle ingiustizie, il quale non potrà mai darle un avvenire e una vita dignitosi. Dato che non riesce nemmeno a darlo ai suoi propri figli! E allora le urla non sono serviti a nulla. Lo Stato non ha più un cuore. La gente non ne ha più da molto tempo, Nessuno ci sente…. Ecco perché ci siamo cuciti le labbra. Siamo delle statue che parlano. Le nostre parole sono pericolose. Danno fastidio alla coscienza di questa Repubblica. Siamo i rifugiati in cerca di un rifugio, in un mondo senza anima. Delle creature fatte ad immagine e somiglianza del Signore. Sempre assente, esattamente come lo Stato che ci ha abbandonato qui.
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