Normalmente in un paese evoluto, quale dovrebbe essere un paese dall'antica storia e dal grande patrimonio culturale e di civiltà, questo tema non dovrebbe essere una fonte di controversie e polemiche infinite. A mio modesto avviso, la rappresentatività delle donne dovrebbe non solo essere garantita per legge, ma soprattutto il frutto di quell'evoluzione culturale, giuridica e politica che ha conosciuto una società come l'Italia attraverso le rivoluzioni e i cambiamenti compiuti lungo i decenni passati. I diritti non devono essere scritti sulle leggi, ma essere condivisi e riconosciuti nelle menti dei cittadini. Questo è un indice di civiltà. Oggi vediamo come sono organizzate le società scandinave dove si è raggiunto da tempo questo modello politico e culturale di parità e di rispetto tra i generi. Però attenzione! E' controproducente agire come lo Zar di Russia, Pietro il grande che voleva imitare gli occidentali, imponendo al suo popolo allora delle pratiche ridicole e incomprensibili. Vorrei proprio rievocare il grande e significativo esempio che ci ha dato Pietro il grande: egli , nel lontano 600, dopo aver conosciuto il mondo occidentale, volle occidentalizzare il suo paese e ciò che visivamente distingueva i russi dagli occidentali erano gli abiti e le acconciature e Pietro sferrò il primo colpo contro l'aspetto dei suoi sudditi. Un giorno, al suo ritorno, il 26 agosto 1698, impose innanzitutto ai dignitari il taglio delle barbe e lui stesso, armato di rasoio, tagliò la barba ai dignitari a lui più vicini. I boiari che intendevano conservare la barba, quasi un simbolo del loro status, dovevano pagare una tassa di cento rubli all'anno. In seguito seguì la riforma dell'abbigliamento. Tutto ciò, a noi oggi appare ridicolo. Ed è esattamente ciò che si vuole introdurre con le quote rosa. Se le menti non sono pronte per un cambiamento del genere che a mio modesto avviso sarebbe anche giusto introdurre, allora le leggi non servono a nulla. E' meglio lavorare per avere un uomo evoluto e progredito socialmente, culturalmente e giuridicamente che una legge ridicola e non condivisa.
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