In verità, il voto delle europee non è stato un plebiscito su Renzi, ma uno spostamento dei voti che segna la nascita di un blocco sociale conservatore e a antistorico.
Un dato importante salta subito all’occhio dalle ultime
elezioni europee: esso è rappresentato dal partito degli astensionisti,
ossia coloro che rappresentano difatti la maggioranza numerica, silenziosa e
disillusa dalla politica nel paese delle meraviglie. In questo quadro, la
vittoria del partito democratico che ha superato per la prima volta la soglia
del 40% non può essere considerata come tale. D’altro canto, la mancata
vittoria del M5S non può affatto essere considerata come una sconfitta del movimento in un momento
storico caratterizzato dalla demagogia, dalla falsità e dalla faziosità dei
protagonisti della politica nazionale e internazionale. Per capire bene quello
che è successo e che ha impedito la vittoria al movimento cinque stelle,
bisogna vedere proprio i numeri in percentuali attribuiti ai partiti. Si nota
subito un fatto assai significativo: al calo di Forza Italia al 16,8 % corrisponde l’aumento proporzionale del partito democratico al 40,8%. Che cosa
vuol dire ciò? Ciò vuol dire che la crisi di leadership e di credibilità
politica di Forza Italia, alla luce dei verdetti e degli scandali ha spostato
una parte consistente dell’elettorato di destra verso il PD, facendolo
conseguire un consenso elettorale che nemmeno Berlinguer era riuscito a dargli.
In termini politici però che cosa vuol dire questo? Ciò vuol dire che quel
40,8% rappresenta in realtà un blocco sociale eterogeneo che rifiuta il
cambiamento, rappresentato da diversi interessi politici, sociali ed economici
particolari che non ha nulla a che fare con la storia del partito democratico,
col suo nome, col socialismo che esso afferma rappresentare, né infine con la
realtà del paese. Quando rifletto sulla campagna elettorale delle europee,
rimango colpito dalla presenza massiccia del presidente Renzi- ( ha imparato
bene da Berlusconi)- nelle televisioni e nelle radio, dall’utilizzo strumentale
delle donne per la riconquista del consenso, dal ritorno alle
pratiche del voto di scambio, come l’abbiamo visto con gli 80 euro, dagli
ingannevoli slogan: “ Cambiare l’Europa”, " Socialismo europeo", “Lavoro ai
giovani”, ecc…. La lista è lunga. Staremo a vedere che cosa combineranno questi
socialisti miracolati del terzo millennio. Se la crisi aumenterà, se il lavoro
scarseggerà, se l’Europa rifiuterà di cambiare. Allora lì tutti sapranno che
tutti quegli slogan e discorsi politici erano finalizzati solamente a far
eleggere delle marionette senza personalità, ideali e carisma, e che in verità
il loro voto è stato uno spreco, un errore, una mancanza di saggezza, di
avvedutezza e di lungimiranza politica.
Al M5S di trarre dovuta lezione e le opportune e doverose
conclusioni politiche: il futuro appartiene, come dice il buon proverbio, a chi
sa con lungimiranza pianificarlo e prevedere
gli eventi.
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