Qualche anno fa la Turchia fece domanda per entrare a far parte
dell’Unione Europea. Molti degli autorevoli paesi membri fondatori di tale
Unione come la Germania ,
l’Italia, la Spagna …,
erano favorevoli a tale adesione, perché ci videro un beneficio politico,
economico, culturale e antropologico per l’intera Europa- qualcuno diceva
allora che il mercato comune europeo non doveva essere chiuso e riservato ai
soli paesi cristiani d’Europa, ed io ero tra quelli che la pensavano così-,
altri, però, come la Francia ,
l’Olanda e l’Austria ci avvertirono una minaccia politica, religiosa- e
implicitamente direi razziale, di
conseguenza l’adesione della Turchia avrebbe causato una destabilizzazione
della già fragile Unione. La domanda della Turchia venne rigettata dalla
commissione, perché bastava un solo veto di un paese membro perché venisse
rifiutata. Così il governo di AnKara incomincio una nuova era rivolgendosi
verso altri mercati e direi in questo senso, la primavera araba gli offrì la
l’opportunità di ritornare ad influenzare, e direi con le mie parole ad
ingerirsi, negli affari dei paesi arabi come la Libia , dove l’abbiamo visto
agire attivamente a soccorso degli insorti libici e soprattutto in Siria dove
all’inizio della guerra civile i mercenari venivano addestrati e armati proprio
in territorio turco. Questo tentativo di risuscitare l’Impero ottomano, direi,
si scontra apertamente contro gli interessi dei paesi arabi emergenti come
l’Egitto, l’Arabia Saudita e soprattutto contro lo status quo politico della
regione medio - orientale designato dalle potenze coloniali europee e dalla Russia. Se qualche
settimana fa la proposta della Turchia riguardo alla creazione di una zona smilitarizzata
in territorio siriano, dichiaratamente per proteggere i profughi, ma
indirettamente non si sa a quali fini politici, non venne accolta in seno
dell’alleanza atlantica, questo ha costituito un’altra volta un altro schiaffo
degli occidentali ai turchi. Ora,, oltre la delicata e irrisolta questione
curda, oltre alla immaturità della democrazia turca e alla mancanza di libertà
e alle violazioni dei diritti umani, oltre alla non meno importante questione
di Cipro, si è aggiunta ieri l’ondata di arresti dei giornalisti e del
direttore di uno dei maggiori quotidiani turchi Zaman. Il presidente
della Repubblica Erdogan mette il bavaglio e punisce i suoi oppositori.
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