J’accuse del 18/03/15 Dialogo tra un padre tunisino e suo sulla carneficina del museo Bardo in Tunisia
J’accuse del 18/03/15 Dialogo tra un padre tunisino e suo
sulla carneficina del museo Bardo in Tunisia
All’improvviso, in un giorno di primavera bello e
soleggiato, il museo Bardo di Tunisi si trasforma in un Colosseo! Che cosa succede? Degli uomini armati fino al collo, appartenenti al cosiddetto Stato Califfato islamico
assaltano il museo e uccidono dei turisti stranieri che sono venuti in pace ad ammirare
i tesori e l’arte del paese nord-africano. Ci vollero pochi minuti perché la
sconvolgete notizia facesse il giro del mondo: la Tunisia è ferita nel cuore,
colpita in ciò che le è più prezioso e
caro: la sua economia, la sua stabilità, la democrazia appena conquistata con tanta fatica tanti sacrifici e tante
rinunce. Occorre dirlo e sottolinearlo; la Tunisia ci ha insegnato com’è essenziale il
rispetto delle regole del gioco democratico e il riconoscimento reciproco, altrimenti una Rivoluzione fallisce: "vecchio regime" e partito Al Nahda coabitano oggi assieme per il bene supremo
della Tunisia e soprattutto per preservare la pace nel paese maghrebino. Ma
ahimè ciò che succede negli altri paesi arabi non poteva e non può non avere
delle ripercussioni su un paese
minuscolo ma significativo, ritenuto unanimemente da tutti gli esperti come un
esempio per tutti i paesi arabi. Un’altra volta dobbiamo chiedersi di chi è la
responsabilità di chi ha sconvolto la
Libia e la
Siria e di chi non ha difeso la democrazia egiziana. Inutile,
inutile ripetere che chi pianifica il caos riceverà il caos ed è questo il tema
centrale di un dialogo tra un padre tunisino e suo figlio a seguito dell’attentato
contro il museo Bardo:
Papa: hanno attaccato il museo, figlio mio!
Figlio: no papà!
Papà: che cosa stai dicendo figliolo?
Figlio: hanno attaccato tutto il popolo tunisino e la
civiltà umana. Ma perché l’hanno fatto? Perché? C’è una ragione?
Papà: è assurdo figlio! Qualunque ragione non poteva
giustificare quell’atto disumano. Uccidere degli innocenti, dei poveri turisti.
No, no, no…erano i nostri ospiti. Dovevamo proteggerli
Figlio: ma perché loro quando bombardano le nostre città e
uccidono con le bombe intelligenti nessuno s’indigna. Tutto è giustificato.
Papà: stai parlando d’Israel o degli americani?
Figlio: e di chi?
Papà: loro sono i padroni del mondo e fanno come li pare…
Figlio: non è giusto papà. Sono loro che hanno creato l’odio
e quello che viene chiamato l’Isis!
Papà: non lo so e non m’interessa. A me importa solo la pace
e la dignità del popolo e sono pronto a difenderla con ogni mezzo.
Figlio: ma non abbiamo armi più efficaci di questi?
Papà: inventali figlio…
Figlio: dato che non voglio usare le armi che uccidono, voglio davvero diventare un inventore. Grazie papà,
grazie.
Papà: e quali armi vorresti inventare?
Figlio: Delle armi nuove che faranno risvegliare gli uomini e rappacificarli.
Papà: stai sognando figlio!
Figlio: no, sto parlando seriamente: voglio inventare delle armi intelligenti anche io!
Papà: ma smettila, non voglio sentire questa parola. Preghiamo ora per la pace.
Figlio: preghiamo, preghiamo.
grazie.
Papà: e quali armi vorresti inventare?
Figlio: Delle armi nuove che faranno risvegliare gli uomini e rappacificarli.
Papà: stai sognando figlio!
Figlio: no, sto parlando seriamente: voglio inventare delle armi intelligenti anche io!
Papà: ma smettila, non voglio sentire questa parola. Preghiamo ora per la pace.
Figlio: preghiamo, preghiamo.
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