J’accuse del 25/04/15 sulla Liberazione e la democrazia




Il 25 aprile rappresenta  non solo il trionfo della resistenza su ogni forma di tirannide, ma anche l’affermazione dello stato di diritto e della libertà su tutte le forme di dittatura e di esclusione sociale, economica e politica. Non a caso, i nostri padri costituenti, nel comporre la nuova costituzione italiana, insistettero sugli aspetti sociali ed economici: sulla tutela dei più poveri e delle minoranze religiose, politiche e linguistiche. Si volle allora dare un assetto armonico ed equilibrato ad una società distrutta dalla dittatura, dalle lotte sociali, dalla lunga e rovinosa guerra  mondiale.

I decenni che seguirono la nascita e lo sviluppo della Repubblica italiana furono piene di cambiamenti e di trasformazioni: si raggiunse sì un certo benessere economico e un alto tenore di vita, ma con una  discutibile e direi criminosa  gestione dell’economia e delle risorse del paese, caricando le fatture sulle prossime generazioni  che avrebbe avuto questo paese.  Si formò così  il mostro chiamato debito. Il resto si sa, l’adesione all’Unione monetaria europea, a quell’euro e ai parametri di bilancio imposti .  Una domanda alla luce di tutto ciò s’impone, vibra, vuole  esser fatta: che cosa ci rimane dopo settantenni di quella resistenza? Ben poco di quei valori, dissolti dalla rinascita dei movimenti fascisti, dallo sviluppo economico fallimentare delle nostre società, dallo smantellamento dello stato sociale, dalla mancanza di tutela di cui sono oggetto i senza lavoro, i poveri e i nuovi poveri….insomma la lista è lunga.   Nella società della democrazia selvaggiamente liberale- e non sociale- si danno le ossa ai poveri…, simbolo di declino e di decadenza. Ai ricchi, sempre più ricchi  si consente tutto. Credo che la resistenza debba rifarsi, debba ricelebrarsi perennemente. Nulla, nulla è stato acquisito, quindi,  per sempre. solo la morte e le macerie sociali rimangono come delle piramidi indissolubili.

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