E’ una vicenda assai commovente e simbolica quella di Giulio Regeni. Un ragazzo nella
primevra della vita con tante ambizioni e sogni ma soprattutto con quel
coraggio che non è dei molti: andare in un paese arabo per indagare e capire le
ragioni e le cause che hanno portato a far abortire una grande rivoluzione
egiziana e farla sostituire con una giunta militare capace di tutti gli orrori
e gli assassini pur di far tacere per sempre chi poteva, come Giulio Regeni,
venendo a conoscenza dei tanti crimini commessi dal regime del Sissi, farli
diffondere al mondo. Ma il mondo già sa la natura del regime egiziano.
Probabilmente Regeni voleva tramite gli articoli che inviava ad un giornale
comunista come il manifesto sensibilizzare quella coscienza civica
dell’Occidente ancora addormentata e insensibile alle sofferenze e alle tragedie
del modo arabo e in particolare di quest’Egitto martoriato e martirizzato in
nome della conservazione di alcuni interessi locali, quali quelle della
borghesia e dell’istituzione militare e quelli internazionali rappresentati
dell’eterna sicurezza dello Stato ebraico, alla sicurezza della navigazione nel
canale di Suez e alla stabilità del Medio-oriente… Insomma il povero Regeni è
stato sacrificato da chi non teme rappresenta glie né sanzioni dallo Stato
italiano, in nome degli stessi interessi che hanno fatto arrestare il processo
di democratizzazione del paese arabo e dell’intero mondo arabo. La breve vita
di questo ragazzo coraggioso e ilare non deve essere in vano e il suo
assassinio deve costituire un segnale d’allarme sia per il suo paese Italia che
dovrà indagare e punire i colpevoli sia per l’intero Occidente di rivedere la
sua strategia in Egitto.
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