La Guerra del terrore ha segnato un altro punto a suo
favore. E questa volta l’Europa è stata colpita al cuore, a Bruxelles. Quest’ennesimo
attentato, si direbbe, è stato programmato per produrre ulteriore panico e
terrore nel cuore dei cittadini europei. Esso avviene qualche giorno dopo
l’arresto di Abdeslam, l’unico superstite del Comando che ha attaccato Parigi. Ciò è ben significativo e ci fa riflettere e
porre molte domande sul grado d’efficienza e d’efficacia dei servizi che
contrastano il terrorismo da una parte e dall’altra sull’ampiezza della rete
affiliata alla quale appartengono i gihadisti dell’Isis. Quello che balena
nella mente è come mai così pochi individui riescono a mettere in ginocchio
interi paesi con tutti i loro eserciti e i loro mezzi? Evidentemente quello che stiamo vivendo è un
altro tipo di guerra dove i numeri e i
mezzi non contano, ma conta l’intelligence, la determinazione e il grado di
efferatezza e di crudeltà con cui si colpisce i propri obiettivi. La cosa più
assurda e disumana è che in questa guerra non si rispetta nessun codice etico o
convenzione internazionale. Non importa
che siano colpevoli o meno, che siano esseri umani o oggetti inanimate, ma
conta solo il fatto di provocare il massimo numero di vittime e il massimo
terrore. Alla luce di ciò, tuttavia, sorge una riflessione conseguente: le
strategie e le (politiche)fin qui messe appunto dall’’Europa non sono state in
grado di garantirle la sicurezza e men che meno a rispondere alle esigenze di
sviluppo e di democrazia dei paesi arabi e non. Troppe errori sono state
commesse in Nord Africa e in Medio - oriente. L’invasione dell’Iraq e della
Libia, la compromissione nella guerra civile siriana) e soprattutto i due pesi
e le due misure adoperate nell'approccio della questione palestinese, tuttora
irrisolta e fonte di radicalizzazione politico religiosa in senso
anti-occidentale. E aggiungerei tra queste cause: la mancanza creazione di una
zona di libero scambio e di cooperazione economica tra i paesi della sponda sud
e quelli della sponda nord del Mediterraneo, la quale avrebbe generato un
benessere economico e una maggiore vicinanza e uniformazione dei stili di vita
e dei valori culturali. Quando si pensa
a tutti questi problemi e a tutto il male che hanno generato, ci sentiamo
pervasi da un sentimento di impotenza e di pessimismo. I problemi del mondo si
sono aggravati e resi complessi per colpa soprattutto di chi ci ha governato
male accumulandoli e aggravandoli. Gli attentati di Bruxelles ancora un’altra volta ci gettano in un lutto immenso
e ci fanno capire quanto siamo fragili di fronte al terrore. Il nostro pensiero
va alle vittime di Bruxelles e di tutte le guerre.
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