Tanti anni fa, parlando
con un mio connazionale, dall’umile cultura e
formazione , egli mi disse facendo il raffronto tra la situazione in cui
versava il nostro e quella dove ci si trovavamo, e ci troviamo tuttora: io vivo
in paese libero. L’Italia, amici, è un paese libero. Questa affermazione
denotava una grande sensibilità e intelligenza di quel mio amico, nonostante
non abbia frequentato né l’università né come si suol dire oggi “le scuole di
partito”. La libertà ha un valore assoluto e non può in nessun caso essere
delimitabile o scambiabile con qualche altro esercizio. L’unico limite, però,
il quale può essere posto alla nostra libertà è quello di non offendere o
limitare la libertà degli altri. Tuttavia la stessa interpretazione di questo
vincolo di non nuocere alla libertà degli altri potrebbe a sua volta essere
strumentalizzata o interpretata in modo da raggirare lo stesso concetto di
libertà. E allora, rischiamo sempre di attentare alla libertà degli altri
accusandoli di aver offeso la nostra libertà di agire, di intraprendere, di
pensare o di designare delle vignette. Ed è proprio ciò che è accaduto in
questo paese da oltre sessant’anni di democrazia. L’ultima vicenda della
vignetta di Riccardo Mannelli pubblicata dal Fatto Quotidiano, diretto da Marco
Travaglio, sulla ministra Boschi, ci fa di nuovo ripiombare nel clima delle
accuse e delle contro-accuse su come si può usare la libertà di satira e di
critica. Personalmente, ho visto la Vignetta di Mannelli. La trovo assai bella
e intelligente. Non manca assolutamente di rispetto alla ministra Boschi. Un’altra
volta si riconferma la mia teoria della Commedia dell’Arte del Partito
democratico: non c’è un limite alla decenza e al vittimismo politico. L’Italia
non ha bisogno di polemiche futili ed inutili strumentalizzatili in nome della
tutela delle donne e della lotta sacrosanta al femmicidio. Le donne in questo
paese, a mio modesto avviso, sanno di vivere in un paese libero, esattamente
come il mio connazionale. Il problema
vero è che vi sono dei germi che si contrappongono all’esercizio di questa
libertà. In gergo politico, si possono qualificare come quelle oscure forze che
si rigenerano nel tempo e sono sempre pronte a rovesciare le situazioni e a
farci ripiombare nella dittatura. Già la dittatura! E parlando di riforme,
sostengo che l’attuale designo di riforma costituzionale è un “passaggio
indietro” verso una democrazia meno bilanciata.
Sarebbe esagerato chiamarla dittatura. Ma il raffronto non è
inverosimile. Se le premesse sono queste
insite in questa vicenda di Mannelli, allora è il caso di temere ciò che ci
stanno proponendo. Noi, però, in nome di quella sacrosanta santa idea di
libertà, rimaniamo dell’idea che occorra a questo paese un sistema ponderato
fatto di pesi e di contrappesi e soprattutto di una legge elettorale che dia al
popolo italiano la facoltà di scegliere i suoi rappresentati e delle
maggioranze sicure che rispecchiano la volontà popolare. Concludiamo con ciò
che ha detto Dario Fo, il premio Nobel italiano sulla vignetta del Mannelli: è
una vignetta bellissima. Aggiungeremo ricordando ai commedianti : viviamo ancora in un paese libero. Non
attentate alla libertà di pensiero e di satira in questo paese.
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