Ieri il presidente Obama
ha fatto il suo ultimo discorso davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, un
discorso carico di richiami alla democrazia, al rispetto delle libertà e dei
diritti umani, soprattutto di quelli dei più deboli, ossia dei rifugiati, il
cui numero è aumentato esponenzialmente in questi anni. Proprio gli anni della
sua presidenza e quella del suo sciagurato predecessore Bush. Le guerre, la
fame, l’insicurezza sono aumentati esponenzialmente. Purtroppo, nel ventunesimo secolo ancora
parliamo di questi mali e miserie umane e dell’incapacità delle Nazioni di porvi
rimedio, o per lo meno, di attenuarli del tutto. E’ così significativo e
simbolico che i due mandati di Obama finiscano, mentre le Nazioni cosiddette
“Unite” stiano richiamando alla necessità di sostenere i rifugiati nel mondo.
Il presidente Obama, se si fosse fatta una seria riflessione su tale catastrofe
umana, sulle sue cause e sulle sue pesanti e imprevedibili conseguenze,
probabilmente, se avesse avuto un’acuta sensibilità e un senso di autocritica,
si sarebbe autoaccusato e accusato il suo paese d’essere uno dei colpevoli in
queste guerre e tragedie che hanno costretto milioni di esseri umani a fuggire
alla ricerca della pace, di un lavoro e di una nuova dignità. Insomma l’Assemblea
delle Nazioni tenutasi ieri, 20 settembre 2016, ha assomigliato in qualche modo
a quelle ultime Assemblee della Società delle Nazioni, nelle quali regnava il
caos e la sfiducia reciproca, ma soprattutto la minaccia di nuove conflitti
regionali e internazionali. Il
povero Obama, benché abbia fatto un discorso alto dal punto di vista
etico-politico incentrandolo sui valori della democrazia e della “fallimentare «mondializzazione dei mercati,
e su questo abbiamo detto quello che pensiamo nei precedenti J’Accuse, egli si
è per un attimo scordato che fosse lui, il presidente della Prima Super Potenza
mondiale, la cui politica estera, soprattutto in Medio-Oriente è stata
responsabile di rovinose guerre e immani tragedie umane. Non vogliamo ricordare
le dissoluzioni dello Stato iracheno e quello libico e delle loro gravi, e tutto ‘ora
attuali, conseguenze nell’area medio-orientale e mediterranea e soprattutto del
vuoto causato, il quale è stato riempito ad arte dai terroristi d’ogni fede e
casacca. E non parliamo affatto della Siria! Che responsabilità ha la Russia in
Siria? Obama accusa Putin di riguadagnarsi le vecchie glorie con la forza. E
l’America caro Obama? Che cosa ha fatto finora per i siriani? Perché l’America
non ha difeso quei diritti che lei cita nel tuo discorso in questo paese,
vendendolo non alla Turchia, ai paesi canaglia di nuova generazione…., dando
un concreto contributo alla pace sin dallo scoppio della crisi. Tutte le sue
parole sono una bella retorica per Cerimonie che saranno presto dimenticate.
Lei, caro Obama, non ha fatto nulla per questi popoli e nemmeno per gli
africani che fuggono dalla fame e dalle persecuzioni dei quali si è riempito il
nostro Mar Mediterraneo. Che questo tuo ultimo discorso sia l’ultimo e che
l’America che noi abbiamo amato ritorni ad essere amica dei popoli e garante
della pace e della prosperità nel mondo.
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