Il Paradiso è nel vostro cuore
Seguitene ogni rotta
Alla fine giungerete come una flotta
Dopo una grande prova di dolore
J’Accuse del 23/04/2017
Dialogo tra un trafficante di Uomini e un profugo
Il Mar Mediterraneo è diventato da qualche tempo il
Palcoscenico di una grande Tragedia Dell’arte.
Più precisamente, dalla caduta del regime di Gheddafi, la Libia è diventata la porta
incontrollabile da dove partono migliaia di migranti: profughi, fuggiaschi,
avventurieri, criminali pronti a cambiare identità e religione pur di avere un
rifugio in Europa. Dietro a questa tragedia dell’arte non ci sono solamente i
cri liminali d’ogni matrice, ma anche la complicità di coloro che
strumentalizzano questo problema per ricavarne dei vantaggi politici o
economici, a partire da alcune ONG che operano nel Mediterraneo e sui quali sta
indagando la magistratura italiana. Ma, in verità, la più grande complicità di
cui godono questi criminali è quella dell’incapacità degli stessi governi
europei che hanno deposto e mandato all’inferno Gheddafi di poter ridare a
questo difficile e martoriato paese quella stabilità, che aveva durante la
dittatura, e quella nuova identità democratica, che non si poteva e non si
potrà trapiantare con le armi. L’Europa con tutti i suoi eserciti e marine è
incapace di controllare le coste libiche e di neutralizzare due beduini che
controllano il Golfo di Sirte? Insomma siamo alla frutta! Come direbbe
sarcasticamente la satira. Ogni giorno assistiamo increduli all’arrivo di
migliaia di migranti. Altri, quelli che non ce la fanno, sono accolti dai
fondali del Mediterraneo e non sapremo mai il loro numero. In questo tragico
contesto la Libia
post Gheddafina è diventata la porta per l’Europa dove affluiscono da ogni dove
i candidati a quest'incredibile avventura. Li dicono che l’Italia li darà un
lavoro, una casa, un avvenire. L’Italia o un altro paese europeo, non importa.
L’importante è riuscire a fare la traversata, a compiere la metamorfosi. Così
arrivano sulle nostre coste, questi poveri illusi. La loro speranza e la loro
umanità sono tali da farci commuovere ma il nostro raziocinio ci porta
indubitabilmente a fare delle considerazioni. In questo contesto vi riporto un
dialogo tra un trafficante e un profugo: entrambi s’interrogano sul perché il
mondo è peggiorato e tutti speculano sulla dignità degli uomini:
-Il
profugo: una volta Gheddafi ci diceva
che eravamo dei cittadini africani e che avevamo la stessa dignità e gli stessi
diritti! Non c’era bisogno d’esibire il Corano per credere e dire ciò. Oggi voi
vi comportate come delle bestie. Dite che siete mussulmani ma non lo siete. Ci
trattate come degli schiavi quando l’Islam è venuto con l’affermazione
dell’Uguaglianza tra gli uomini? Insomma non capisco…
- Il
trafficante: siamo delle bestie, negro! Ripeti?
Il profugo:
lo siete nei fatti, anche se pregate. In realtà se voi applicaste l’Islam. Non
ci sarebbe questo flusso di aspiranti all’attraversata. Tutto si risolverebbe
qui. Questa terra è così ricca. Più ricca dell’Italia. Ora fate di me quello
che volete. Io non ho più paura.
- Il
trafficante: lo sai perché non ti uccido
ora?
- No
- Il
trafficante: perché non voglio che il tuo sangue infetti la mia terra. Ora
salirai su quel barcone e sparirai dietro l’orizzonte. Se riuscirai ad attraversare quella sarà la tua punizione. Farai l'accattone oppure se sei fortunato lo schiavo per i crociati. Dimentica il fatto che avrai un'altra identità. Lì non sarai né carne né pesce! E' la pura verità disse ridacchiando. Centinaia
di migliaia sono spariti dietro quel maledetto orizzonte per andare ad inondare
l’Europa di chiavi e d'accattoni, e magari di criminali.
Il profugo:
è questa la vostra vendetta verso l’Occidente?
-Sì, tu ne sei ,il trsite strumento! Ma è
l’Occidente che ha voluto questa situazione. Sono loro che hanno distrutto il
nostro paese. La nostra unità, il nostro orgoglio. Ora siamo dei mercenari, dei
terroristi, e poi il trafficante sparò una raffica di mitra in aria. "Allah
Akbar", disse
Allah Akbar, dissi anche io e poi il
barcone cominciò a muoversi verso ll temuto sognato orizzonte.
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