Vorrei avere un altro olfatto
Ed essere mai disfatto!
Il Califfato è ridotto in macerie...
ed in infiniti frantumi
Mi domanderete dove sono i lumi?
Se dappertutto regnano le miserie
Quanto sono lontani!
I tempi andalusi e ottomani
Oggi che i russi e americani.
calpestano ogni giardino
ogni sentiero sibillino
Tra mille affanni
La Conferma dell’uccisione del Califfo Abou Bakr al Baghdadi
da parte dell’Isis e le notizie sui combattimenti a Mosul e Raqqa danno
l’impressione, sennò la certezza matematica, che la fine del Califfato è
imminente. Eppure si continua a
combattere in tutto il territorio ancora controllato dai suoi combattenti come
se l’idea di arrendersi al nemico, fosse stata cancellata per sempre dalla
mente di coloro che hanno aderito a questo progetto tanto temuto e tanto
distruttivo sia per gli stessi popoli mussulmani dell’aera medio-orientale, sia
per gli stessi interessi economici e geopolitici delle potenze regionali e
internazionali i campo.
In verità l’idea stessa del Califfato stesso sia stata
rimossa nei secoli dagli stessi popoli mussulmani, nelle varietà geografiche,
etniche e politico-culturali.
L’impossibilità di poter ricostruire un’unità politicao-religiosa delle
Comunità islamiche aveva ostacolato qualunque progetto in tal senso. E se nei secoli passati si sono affermati
degli Imperi quali quello arabo-andaluso in Spagna e quello Ottomano
nell’Europa Balcanica è soprattutto perché l’Islam aveva saputo organizzarsi
politicamente, riuscendo ad integrare realtà e culture diverse, confrontandosi
con esse e traendole nelle sue sfere d’influenza. Quell’islam non aveva nulla a
che vedere con la Jihad professata oggi dall’Isis. Era un Islam basato sula
parola Ijtihadossia il compimento di uno sforzo quotidiano e duraturo
per migliorare la propria sorte e quella della propria comunità. In questi
secoli dove aveva brillato la civiltà arabo-islamica i mussulmani avevano
brandito non solo le spade, ma anche la luce delle loro scoperte scientifiche e
delle invenzioni tecnologiche. E tutti i popoli della terra apprendevano e
s’ispiravano da loro.
Oggi mentre sta crollando questo Califfato del terrore,
dell’oscurantismo e delle vendette, non sappiamo più che cosa pensare! Mi
direte che si combatte per la democrazia? Questa è una parola troppo abusata.
Se andiamo a porre la stessa domanda ai presunti jihadisti, che cosa
risponderebbero? Nulla credo se pensassero a tutte le distruzioni causate in
nome dell’Islam, e soprattutto a ciò che ho appena detto riguardo all’impero
arabo-andaluso e quello ottomano. L’idea
del Califfato in questo caso, si riduce ad un mito abusato e abusivo, persino
troppo infangato. Il problema del Medio-oriente è un problema non solo legato
al terrorismo di singoli gruppi, o se preferite al fondamentalismo di matrice
islamica o ebraico-cristiana,o quello di singoli o gruppi di stati stati, ma
soprattutto a chi aveva designato dei confini con la riga e il compasso,
badando solo ai propri interessi e non agli interessi di questi popoli e alla
pace in generale. Inglesi, francesi e americani con i loro alleati sunniti da
una parte e dall’altra i russi e i loro alleati sciiti si combattono ciascuno
per affermare un’idea di mondo con la propria sopravvivenza e i propri
interessi nazionali. L’Iraq, la Siria, la Libia e chi sa altro ancora sono i
teatri di scontri regionali e internazionali. La fede religiosa non c’entra, ma
la follia e l’assurdità delle azioni umane, a dir poco umane.
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