Breve, sintetico e rivoluzionario, il discorso del Re del
Marocco Mohammed VI pronunciato in occasione della festa del trono che ricorre
ogni 30 giugno d’ogni anno, s’inserisce in un contesto assai più delicato
dell’anno precedente sia sul piano interno che internazionale. Oltre alla
spinosa questione del Sahara occidentale che si sta sempre più annodando con
un’Algeria ( e la sua creatura Polisario) sempre decisa ad usare ogni mezzo per
boicottare ogni soluzione negoziale della questione, compresa quella di fare
pressione sui paesi africani, l’Unione Europea (e non solo) a non avere
relazioni commerciali e diplomatiche con il Marocco, si aggiunge l’annosa
questione del cosiddetto “sommovimento del Rif” che è scoppiato a seguito del
drammatico incidente in cui è morto il
commerciante di pesce Mohcine Fiqri.
Sebbene tale protesta simboleggia sia legittima ed abbia radici
politiche e storiche ben radicate nella mentalità e nella cultura di queste
popolazioni, essa viene strumentalizzata da più parti, interne e internazionali, per destabilizzare
l’unico paese rimasto stabile e sicuro nel mondo arabo, a seguito delle
cosiddette “primavere arabe”, essa riflette un problema molto sentito nel
paese, spesso approcciato e curato con strumenti e leggi inadeguate nel passato,
ma pur sempre rimasto irrisolto e fonte di sofferenze e di immani
disuguaglianze nel paese. In sintesi, il Re Mohammed VI, benché evita di
soffermarsi direttamente sulle rivolte del Rif Egli tocca e stigmatizza le
cause che avevano dato luogo a queste rivendicazioni politiche ed economiche.
Difatti l problema del malessere di queste regioni è insito ed è direttamente
proporzionale, se vogliamo usare espressioni matematiche, al grado di sviluppo
economico e umano raggiunto e alla conseguente ingiustizia e marginalizzazione
subite nell’ambito del sistema dello stato marocchino. Il sovrano marocchino
non usa mezzi termini e questa volta ammonisce i partiti politici marocchini
rei di essersi aperti, democratizzati e adeguati alle norme dell’ultima Costituzione
approvata nell'estate 2011, varata a seguito del sommovimento del 20 Febbraio
dello stesso anno. Il Re accusa i partiti di mettere in primo piano i loro
interessi particolari e non quelli della Nazione e va oltre chiedendo
l’apertura di una nuova era tra cittadini e Pubblica Amministrazione
marocchina, all’insegna della trasparenza, della responsabilità e della
rendicontazione delle risorse amministrate da quest’ultima. “I politici come
funzionari politici debbono rispondere della corruzione, degli abusi, della
mala amministrazione “ribadisce il Re con un tono deciso, con la mente e il
cuore verso un paese che ha tanto bisogno di stabilità, di sviluppo e di pace.
Questa stessa attenzione è stata rivolta in modo simbolico e politiche alle
istanze del Rif. S’ alle rivendicazioni legittime ma non al caos e alla
destabilizzazione del paese. Se poi
guardiamo dalla finestra simbolica del Paese Marocco quello che sta succedendo
in, Tunisia, Algeria e Libia, quest’ultima sacrificata dalla Nato per interessi
e logiche ancora non chiare e oggi in balia dei trafficanti d’uomini e dei
governi di Roma e di Parigi, non possiamo non lodare e apprezzare lo sforzo di
democratizzazione e di modernizzazione compiuto finora in Marocco. Aveva forse ragione quello che disse: ogni
popolo ha il governo che si merita?
Commenti
Posta un commento