J’Accuse del 6 settembre 2017 sulla partita
Italia- Israele tra sport e Geopolitica
Dialogo tra un bambino e il suo maestro
I bambini conoscono una sola geografia!
Ma non capiscono la cattiveria degli uomini
Vorrebbero che tutti i paesi fossero vicini,
E sempre in pace e armonia
I bambini vorrebbero giocare a calcetto
in un campo senza nessun muretto
e correre dietro il pallone
fino al più lontano rione...
senza confini né intralci
con tante partite da rallegrarci...
Il calcio è buono come il miele
Ti trascina via in magiche vele
Se paragonassimo la nazionale italiana attuale
a quella dei tempi d’oro degli anni settanta, ottanta e Novanta, ci renderemmo
conto subito che qualcosa non va: mancano dei giocatori di un certo spessore e
notorietà. Siamo di fronte a dei giocatori certamente giovani e volenterosi,
sui quali l’attuale selezionatore e l’intero paese hanno scommesso, ma senza
grandi individualità, senza esperienze internazionali, e senza un vero leader
nel campo. La cosa più evidente è che manca a grinta di vincere. L’età e
l’esperienza accumulata sono importanti, ma se c’è il talento l’età e
l’esperienza diventano relative. Ora dal mio umile punto di vista vorrei che
dessero sempre delle opportunità ai giovani di questo paese per poter emergere.
A spettiamo le prossime partite con speranza e impazienza.
Il giorno dopo la partita Italia – Israele, un
maestro di una scuola elementare parlando della geografia europea e delle
maggiori potenze calcistiche, sollevò la curiosità dei suoi alunni. Uno dei
quali si alzò e chiese:
- Perché Israele gioca con squadre del continente europeo quando essa fa parte geograficamente dei paesi medio-orientali? Perché i suoi abitanti sono europei?
- Sì, in gran parte i suoi abitanti sono d’origine europea giunti lì con la diaspora, ma sono anche ebrei arabi, palestinesi, cristiani…insomma è un miscuglio di razze Israele.
- Allora quali sono gli abitanti originari d’Israele?
- Sono i palestinesi, risposi il maestro sospirando. Ma gli israeliani dicono che sono loro, aggiunse trattenendo il fiato.
- Non capisco.
- E’ una terra contesa! Ripeté due volte il maestro
- E perché gli israeliani non giocano a calcio con i paesi mediorientali?
- Perché quei popoli non riconoscono Israele, ossia non vogliono scontentare i palestinesi che rivendicano ancora la loro terra. Allora, hai capito ora perché Israele gioca in Europa?
- Sarebbe come se l’Italia giocasse a calcio nel continente asiatico, anziché in Europa, replicò il bambino
- E’ un po’ innaturale. L’Europa e le grandi potenze hanno qualche responsabilità in questa vicenda.
- Peccato! Se giocassero a calcio israeliani contro palestinesi e arabi, sarebbe una soluzione?
- Forse, quando arriverà quel giorno, il mondo sarà diverso.
Poi la campana suonò e i bambini andarono a
giocare a calcio, sognando di giocare loro da grandi nella nazionale italiana e
regalare a questo paese tante vittorie.
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