J’Accuse del 29/10/2017 sulla nuova legge elettorale-
Rosatellum Bis.
Legge elettorale Bis oTris, o magari quadris che si tratti del Mattarellum, Porcellum,
Italicum o Rosatemllum… Insomma in Italia l’utilizzo dei suffissi latini, al
pari di alcune parole in inglese, è un modo per fugare le domande dei cittadini. Tanto si tratta di parole che
la maggior parte delle persone non ne riescono a capire né il significato né
l’opportunità politica e culturale.
Per capire meglio ciò che è successo in quest’ultimi mesi di
dibattito sulla legge elettorale, occorre ritornare indietro di qualche mese;
la bocciatura prima del Procellum e poi dell’Italicum da parte della Corte
costituzionale e l’invito da parte del Presidente Mattarella e della medesima
Corte a fare una legge elettorale che sia rappresentativa, garantendo al
sistema politico l’equilibrio e la stabilità necessari per il suo
funzionamento, misero del pepe sulle comode poltrone delle caste politiche.
Sicché abbiamo assistito a quel fallito tentativo ispirato proprio alla proposta di legge elettorale avanzata dal deputato Ettore Rosato, da dove deriva il
nome Rosaletellum. Tale proposta era stata presentata la scorsa primavera; essa
introduceva un sistema
misto, con il 50%
dei deputati (e
dei senatori) eletti in collegi uninominali maggioritari e l’altro 50% con
metodo proporzionale. Quella stessa proposta fu poi modificata in senso “tedesco” quando fu raggiunto il famoso
accordo a quattro che teneva insieme i maggiori partiti (PD, Forza Italia, Lega
Nord e M5S) penalizzando così i partiti minori (con lo sbarramento al 5% in
essa previsto). Ma quello stesso accordo cadde sotto i colpi dei franchi
tiratori durante le prime votazioni in Aula e lì sembrò che ogni speranza di
cambiare la legge elettorale fosse svanita. I partiti in quell’occasione si
scambiarono le accuse. Il PD disse che furono quelli del M5S e i grillini
accusarono com’era ovvio quelli del PD e di Forza Italia. Il disaccordo e l’odio
politico erano palesi. In tutti questi mesi seguì un silenzio sospettoso e significativo
e man mano che si avvicinava l’autunno la questione dell’approvazione di una
nuova legge elettorale diventava impellente.
Ma quale legge elettorale?
Dopo la bocciatura del Rosatellum modificato sul modello del
sistema tedesco era chiaro che nessuna legge elettorale poteva essere approvata
con il consenso di tutti i partiti, al costo di tornare a votare col
Mattarellum, tornato in vigore. Votare con un sistema elettorale proporzionale
puro come il Mattarellum avrebbe significato frammentare il parlamento con
tutte le gravi conseguenze del caso. E allora che fare? In questo modo siamo
giunto al Rosatellum Bis ( con sbarramento al 3%), ossia un sistema in cui il 36 per cento dei seggi viene assegnato con un sistema
maggioritario basato su collegi uninominali – cioè collegi in cui ogni
partito presenta un solo candidato – mentre il restante 64 per cento viene
assegnato con criteri proporzionali (ci saranno quindi 231 seggi alla Camera e
102 al Senato eletti con i collegi). La principale differenza con il
Mattarellum è la presenza di numerosi collegi uninominali che creerà un
incentivo a coalizzarsi tra i vari partiti. Nei collegi uninominali, infatti,
verrà eletto il candidato che prende anche un solo voto più dei suoi avversari.
Fatta la
legge, compiuto l’inganno!
Che cosa che
non va in questa legge? Sembra
che i partiti siano sordi ai dettami della Corte Costituzionale. Dopo due
bocciature di leggi elettorali, se ne fa un’altra peggiore delle precedenti
senza tenere presente i criteri di rappresentatività e di stabilità più volte
preconizzati dalla Corte Costituzionale. In cifre, questa legge darà la
possibilità ai capi di partito di nominare 231 deputati alla Camera e 102 al
Senato (vale a dire il 64% dei componenti del parlamento nazionale). Inoltre e
la cosa più grave, non potendo più prevedere nessun premio di maggioranza,
altro modo già condannato per alterare la rappresentatività, essa accentuerà
ancora l’instabilità del sistema politico, aumentandone i mercanteggiamenti e
la corruttibilità. Ecco, quindi in breve, che cos’è questa strana parola dal
suffisso latineggiante, ma dal significato destabilizzante.
Promulgare o
no la legge?
Occorre
premettere che l’approvazione della legge elettorale a colpi di maggioranza è
una grande offesa al parlamento nazionale, soprattutto se fatta da un governo
frutto d’inciuci e di un compromesso che non ha nulla a che vedere con la
realtà di questo paese. L’addio del Presidente Grasso al Partito democratico la
dice lunga sui metodi e sul rispetto della dialettica politica in seno a questo
partito. La cosa più grave è che viene la democraticità del sistema. La
democrazia italiana rimane prigioniera di una casta politica che occupa il
sistema e tramanda il potere non per via elettorale, instaurando un rapporto
diretto tra elettorato e eletto, ma tra segreteria del partito, poteri forti e
eletto, che alla fine è un semplice delegato, come lo ha dimostrato il voto di
fiducia sul Rosatellum. Al supremo magistrato Mattarella spetta un compito
delicato. Ricordiamoci che ogni presidente caratterizza il suo Settennato. Per
dare un semplice esempio, il presidente Cossiga faceva “il Picconatore”. Napoletano
addirittura faceva “il presidente del consiglio”, influenzando le scelte
dell’Esecutivo. E Mattarella che cosa farà?
Davanti ad una
scolaresca in visita al Quirinale ha detto: “Non mi riferisco alla mia opinione
politica al momento delle valutazioni. Ciò che conta sono i criteri fissati per
la costituzionalità delle leggi”. Dopo aver detto tutto ciò, qualunque sua decisione
deve essere in sintonia con le sentenze della Corte Costituzionale. Una legge
non rappresentativa non può essere promulgata, perché cristallizza e perpetua
quella tanto discussa e rivoltante “minorità
del popolo nei confronti della partitocrazia”.
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