J’Accuse domenica 17 dicembre 2017 sulla siccità, sul surriscaldamento della terra e lo squallore conseguente…

J’Accuse domenica 17 dicembre 2017 sulla siccità, sul surriscaldamento della terra e lo squallore conseguente…

Come un accattone!
Giunge l’alluvione
Ed è subito dopo siccità
Sull’allora pianura fiorita
Ora desolata e ferita
Piange o Umanità!

Il profugo non avrà un paese…
Dicono gli xenofobi del popolo borghese!
Il suo destino non ci riguarda
Ridacchiano, urlano
Da Roma a Milano...
Da Madrid a Stoccarda

Ma nessuno ferma gli accattoni..
Nemmeno le muraglie e i cannoni
Giungerà la tempesta perfetta
E trascinerà via i poveri e i borghesi
E sarete voi i nuovi profughi attesi!
Dell’ invisibile malattia maledetta
che si chiama già..
l'indifferenza, cupidigia!





Il mondo può e deve essere migliore ma gli uomini non fanno altro che peggiorare le loro condizioni”, sprecando e distruggendo le risorse del pianeta, inquinando il loro ambiente e creando delle immani ingiustizie che sono sotto gli occhi di tutti. Il surriscaldamento della terra è una conseguenza diretta di tale sregolato e selvaggio sfruttamento. Se oggi molte aree del pianeta sono minacciate dalla siccità e da improvvise alluvioni è perché l’uomo industrializzato continua ad offendere la natura e a scaricare quantità insostenibili di CO2 e di sostanze inquinanti in area, nei fiumi, laghi e mari. La siccità, che è una diretta conseguenza, perdura ed inchioda il destino di intere popolazioni del sud del mondo alla fame e alla povertà endemica. I figli di tali paesi saranno costretti a cercare cibo e benessere altrove, a sradicarsi e ad emigrare verso il nord. Così i paesi più industrializzati, responsabili di tali tragedie, avranno più profughi, più immigrati clandestini e ancor più problemi d’integrazione e di convivenza dentro le ancor più problematiche società che esse rappresentano dove pulluleranno i mercanti delle idee estremistiche e xenofobe, il razzismo, i fenomeni criminali e le disuguaglianze…
L’ultimo accordo di Parigi del dicembre 2015 ci sembra oggi a distanza di due anni, un disperato e tardivo tentativo di porre rimedio alle emissioni degli agenti inquinanti. Cambiare rotta è in imperativo categorico che non sembra essere recepito da alcune delle potenze più inquinanti. Inquinare meno e investire sulle industrie pulite sembrava già un cammino saggio e ragionevole, ma resistenze ad adeguarsi ai parametri fissati dalla Conferenza di Parigi rappresentano una vera sfida alla sopravvivenza per la comunità internazionale. Nel frattempo, La siccità e le alluvioni minacciano ancora il pianeta e l’irragionevole e dannosa decisione di Trump di lasciare l’Accordo di Parigi, oltre a quella recente, che non c’entra nulla con l’ambiente ma altrettanto importante, riguardante Gerusalemme, fanno pensare che il destino della terra sia oramai segnato.
Benché questa visione abbia un connotato pessimistico, essa si riallaccia su una realtà dello squallore, caratterizzata dagli sconvolgimenti climatici, economici, sociali e politici sempre crescenti e minacciosi per la stessa esistenza dell’uomo sulla terra. Che ognuno si assuma la sua responsabilità, direbbe la natura stessa agli uomini. Se oggi le nostre strade sono piene di mendicanti africani e del sud del mondo, se oggi l’Africa stessa da dove vengono questi cercatori di fortuna è essa stessa ancora oggetto di politiche imperialistiche ed economiche che ne deturpano, o ne stuprano, gli equilibri sociali e naturali, se oggi, infine, la nostra stessa mente e il nostro stesso cuore sono colpiti da un altro tipo di siccità, quello che le culture materialistiche,  individualistiche e nazionalistiche ci hanno impresso in decenni di processi culturali fuorvianti e disumanizzanti: l’uomo tende sempre a soggiogare il suo simile fino ad arrivare a negargli ogni diritto e perfino quello sacrosanto alla vita.

Il mio pensiero è un grave monito. Un atto d’accusa verso chi non rispetta il diritto degli altri a vivere in pace e in prosperità. 





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