Savonarola o Savona?
Come sono somiglianti le vicende storiche di entrambi i
personaggi? Entrambi portatori di idee nuove e in qualche modo rivoluzionarie,
e quindi viste come eretiche dalle forze dominanti del loro tempo. Savonarola
era critico verso i reggenti del suo tempo e li rimproverava di essere poco
rispettosi dei codici morali e delle convenzioni plurisecolari su cui si fonda
la famiglia e la società Cristina. Egli profetizzava delle sciagure e delle
tragedie alla Repubblica di Firenze se i suoi governanti che erano allora i
Medici non si fossero riconvertititi ai precetti cristiani. Così il suo
tentativo di instaurare una “teocrazia” si scontro contro la signoria fiorentina
e i poteri forti del suo tempo. Il povero Savonarola, accerchiato dopo l’incendio
del convento dove trovò rifugio, venne catturato e bruciato come eretico. In
una delle sue famose frasi riscontriamo il suo pensiero più profondo e
condividile, e direi attualissimo e riflesso nel suo omonimo con la “rola” in
meno. Egli disse: “È superfluo dire quanto valore abbiano ancor oggi queste invettive:
il dilagare della corruzione e dell'impudicizia, l'attenuarsi dei sacri vincoli
familiari sono infatti forieri, in ogni tempo, di decadimento politico e
sociale. Una nazione, per essere grande e forte, deve essere ricca di alti
valori morali: e ben lo sapevano le donne del Risorgimento italiano.”
Savonarola fu nei secoli successivi riabilitato e la causa
della sua beatificazione fu iniziata dalla Diocesi di Firenze nel 1997. Così,
colui che circa cinque secoli fa fu scomunicato da Papa Alessandro VI, venne beatificato
e celebrato come un uomo perbene.
La vicenda del Savona, candidato ministro all’economia
assomiglia in qualche modo al savonarola. Entrambi sono malvisti dai poteri
forti; ambedue i personaggi sono critici verso i sistemi corrotti e poco umani delle
istituzioni finanziari e del modo di gestire il danaro pubblico, le questioni
sociali, la solidarietà e direi con un’espressione nuova e cara al governo
gialloverde: la ridistribuzione della ricchezza e del reddito. Ciò che importa
per entrambi i personaggi è l’uomo, la sacralità della sua condizione che va
approcciata con crteri non più materialistici e utilitaristici ma umani e
altamente etici. La vicenda di entrambi pone l’accento su una parola chiave: la
rivoluzione contro i sistemi in vigore. Ora quella dei Cinque stelle e
della Lega può essere chiamata una rivoluzione? Entrambi queste due forze
politiche sono giunte per vie istituzionali al potere. Tuttavia sono le
barricate che fanno pensare alla rivoluzione e non i deputati in giacca
e cravatta che si prendono 18 mila euro al mese che vogliono rimanere in carica
ad ogni costo, che fanno alludere al cambiamento. In questo scenario molto equivoco
ed equivocabile, i poteri più forti e i guardiani del regime (la signoria
attuale), minacciano di fuoco ogni Savona-rola. La rivoluzione è vietata.
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