Hamid Misk scrittore

Visualizzazione dei post da agosto, 2018

Visualizza tutti

Post

Hamid Misk è un poeta, scrittore e blogger, nato a Fez, Marocco. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi la Sapienza di Roma, ha conseguito un Dottorato di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali. Ha già pubblicato nel 2006 con Edizioni Associate un Saggio intitolato, Breve Storia del colonialismo franco-spagnolo in Marocco; Nel 2007, una raccolta di poesie intitolata, Ogni volta che mi sussurrarono le stelle ed un romanzo intitolato, Un viaggio all’altra Mecca, 2010. Ha curato la traduzione dall’italiano all’arabo del Catalogo: Il Museo della Libia nel palazzo del popolo a Tripoli, Gangemi editore, 2011. Con Libellula edizioni, ha pubblicato nel 2012, una raccolta di poesie intitolata, La Rinascita e nello stesso anno il romanzo, L’albergo del popolo; nel 2014 ha pubblicato la Saga di poesia, La Risurrezione di Romeo e Giulietta e nel 2016 il Saggio la Primavera araba. Nel 2017 la raccolta di poesia Il Poeta con Libellula Edizioni. Nel 2021 la raccolta Costellazioni d’incantevoli riflessi con Libritalia Edizioni. Nel 2022 la seconda parte della Saga, La Risurrezione di Romeo e Giulietta, “ Orfeo e la peste” con Libritalia Edizioni e nel 2023, la Metamorfosi, edito da Libritalia: una riscrittura del mio primo romanzo, “ Un viaggio all’altra Mecca”.

Storia di Said, immigrato marocchino, raccontata in prosa e poesia, che giunge alla città eterna pieno di sogni e di speranze, dalla lontana Fez. Viene accolto all’Albergo del popolo che diventa la sua casa. In poco tempo riesce a risolvere il problema del permesso di soggiorno, ad iscriversi all’università, perché crede fermamente che il sapere sia sempre la chiave del progresso umano. Ma l’Albergo del popolo e il quartiere di San Lorenzo lo metteranno a confronto con tante realtà e personaggi che segneranno la sua vita.

Divino amore!

L’ho vista uscire da quel santuario,
col volto sgorgante di pietà e d’amore
ed amore sembrava come un estuario
che mi fece sentire un forte tremore

Sono arrivata, tu che mi hai attesa, oh gioia!
Sono giunta a te, disse a bassa voce…
Ora che cosa sei venuto a fare sulla soglia…
Del mio tempio, non sono io la tua foce?

Eppure qualcosa ti ha portato a me
Lo leggo ora sul tuo viso,… lo sento…
Non sarò io a darti le taglienti lame,
per aprire il tuo cuore al sentimento

Ti potrò, disse, farti sentire la musica divina,
del mio violino che porto sulla mia schiena
e quando la sentirai, mi dirai se essa è piena
di luce e d’amore come questa magica mattina

E se mi chiederai di fuggire con te
dopo aver sentito la mia amorosa sinfonia,
oltre questo sacro e amato monte,
ti seguirò in ogni sentiero e via

Non sarà certo una follia,
vederti sorridere e cantare d’amore
Sarà quello il divino amore e la filosofia,
che professerà ogni mio conquistatore

Ora capisco perché, stai cercando l’alleanza
Sei venuto fino a da me con il cuore in mano,
a dirmi leggi, leggi l’amore e la speranza,
non ho più paura di nessun arcano…

Leggi, leggi, non sono come un rosario?
Che innamora al tocco d’ogni suo magico granello
Non sono come un libro straordinario,
scritto con ogni verbo toccante e bello.

Ed io ti leggerò, ti sgranerò, ti accarezzerò ora e sempre.

La Rugiada delle rose assenti

La mia vicinanza se tu ci pensi…

Se il mio corpo ti avesse lasciato
Suona come gli intensi versi,
di quell'effluvio che vien colto dal tuo olfatto

Oh amore, impara il canto e la danza!

Delle stelle e delle farfalle d’ogni prato

e coltivi ogni sentimento e speranza,
fino al ritorno del tuo dolce amato

E per il cielo, non sarò io, tra la gente

Chi dirà che tu sei come la rugiada?

Quando la rosa è lontana e assente
e nell’oceano la sognata rada?
Che le onde del tuo spirito accarezzano,
in continuazione e con dolcezza,
facendomi sentire da lontano
il tuo amore come una mistica certezza

Metafora di un terremoto.

Oggi o Terra hai tremato !
Hai scosso in un boato…
i castelli romani e i palazzi del potere
i vivi, i morti e i papi che dormono
La lista è lunga e parlarne è monotono
Gloria a chi sa ancora esistere!

E non farsi alienare e sottomettere
da un mostro che viaggia nell’etere
Controlla il mondo dagli schermi
u sando bottoni e astuzie…
e talvolta inganni e arguzie
Ed io mi domando chi potrà salvarmi

Non sei tu o Roma…, il cui destino!
Assomigli ad mondo appassito come un giardino
Ti guardo, ti guardo con gli occhi innamorati
Non sono io il tuo dolce bambino?
Che adora il Colosseo, i castelli e il loro vino…
Neroni, mussolini… sono andati, ma altri orchi sono tornati….