J'Accuse del 13112018 sulla conferenza di Palermo sulla Libia









J’Accuse del 13/11/2018 sulla Conferenza di Palermo: la pace impossibile in Libia.



Un amico che conosceva bene la Libia mi disse scherzosamente” Morto Gheddafi, santo Gheddafi!”.
Egli si riferiva bene al caos succedutogli dopo la fine del suo lungo regno.
Egli si faceva chiamare il “Re dei re”, temuto e amato come un principe
machiavellico. Ai libici serviva proprio un dittatore! Ripeteva loro. “Un
popolo di beduini ignoranti e pigri non merita la mia devozione! Eppure, la
verità storica va detta, non quella dagli storiografi dei colonialisti e degli
speculatori, ma quella vera: la Libia era riuscita a farsi rispettare dopo anni
d’isolamento e d’embargo, impostogli proprio da quel machiavellico occidente,
da cui nell’ultima fase della sua vita voleva riavvicinarsi e riaprire la sua
amata Libia. Il fondo nazionale libico faceva appetito a tutte le cancellerie e
le industrie occidentali, Parigi, Roma, Londra si facevano la gara per
ospitarlo con la sua tenda in qualche parco famoso delle loro capitali. Erano i
tempi del bacio alla mano alla Berlusconi, della predica del corano, delle
strette di mano, delle false dichiarazioni per nuove ere di pace e di
collaborazione tra le due sponde del Mediterraneo. Poi un giorno scoppio la
primavera araba. Il mondo arabo fu scosso da un vento di libertà ma anche di
intrighi e di complotti. Così qualcuno architettò la fine del regime di
Gheddafi, un regime con il quale c’erano dei conti in sospeso non solo con i
colonialisti ma anche con quegli arabi dei petrodollari che Gheddafi disprezzava
per il lusso e le grandi contraddizioni in cui vivevano. La mia allusione è
chiara. I mercenari e le armi, si diceva, vennero da lì e poi la televisione Al
jazira fece il suo lavoro di propaganda per la rivoluzione presunta. la Nato diede
il suo supporto determinante ai ribelli. Alla fine la Libia, dopo quasi un anno
di combattimenti, venne distrutta. La stabilità garantita per 40 anni da Gheddafi
lasciò il posto al caos e alle ingerenze internazionali. Una landa di nessuno
dove tutti girano armati. La Libia ha costituito in tutti questi anni una fonte
di sconvolgimenti per tutta l’area del Mediterraneo: trafficanti di uomini, di
petrolio, di armi, terroristi d’ogni matrice vi hanno travato rifugio. Nel
frattempo molti paesi hanno cercato di prendersi una fetta della “torta libica”.
velenosa e amara, questa torta è indigeribile. Sembra che sia stata maledetta
proprio dall’ex dittatore. L’Egitto ha cercato di condizionare gli sviluppi
della situazione a Tripoli sostenendo un governo chiamato di Tobruk o della Cerinaica,
appoggiato dalla Francia e dalla Russia. L’Italia a sua volta sostiene il
governo Serraj, che in realtà rappresenta alcune Tribù tripolitane, appoggiate
da gruppi considerati affini ad Al Qaeda, da molti paesi occidentali. Mentre nel resto del paese regna il caos.  Allora aveva ragione il mio amico? La Conferenza di Palermo giunge dopo quella di Skirat, città marocchina che guarda sull’atlantico. Lì per mesi si sono confrontati le
diverse fazioni. Avevano promesso di deporre le armi. Poi alla fine tutto
rimase come prima. Diceva Gheddafi che un popolo senza orgoglio non merita
rispetto. Abbiate al meno l’intelligenza di finirla questa commedia dell’arte. Abbiate l'orgoglio di non farvi deridere dal mondo!

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