J'Accuse del 30 Dicembre. Anno
all'insegna del governo Gialloverde: un’equazione difficile da risolvere
Completo con la parte scritta di
questo J’Accuse con la parte conclusiva del mio discorso. Quest’anno
all’insegna del governo giallo verde ha costituito una svolta nella storia
repubblicana, una svolta i cui frutti e risultati sono ancora ignoti, sebbene
sia stato tutto detto e scritto nella manovra del popolo. Una manovra, come
abbiamo visto, osteggiata dalle istituzioni europee e dalla totalità del mondo
economico e finanziario italiano e internazionale. Si potrebbe dire che è lo
specchio di questo governo ma anche essa delinea chiaramente e in modo palese i
limiti e le contraddizioni di quest’ultimo. Le rivoluzioni annunciate da
entrambi i contraenti hanno incontrato tanti ostacoli sul loro terreno. La
verità, però, è che gli impegni presi dai governi precedenti nei confronti
dell’Europa sono il vero problema per il cambiamento. L’adesione alla moneta
unica impone il rispetto delle regole della casa comune europea. Chi non
vuole rispettare queste regole s’espone a conseguenze inimmaginabili.
E allora dov’è andata la
rivoluzione promessa e mancata?
Ce lo spiega proprio il
dietrofront fatto alla manovra del popolo. È lì la debolezza di questo governo,
il suo limite nel non poter fronteggiare le istituzioni europee, nonostante i
proclami e la propaganda di Salvini.
Ma quale il prezzo pagato di
tutto questo pandemonio?
Ne esce un’idea di un’Europa
nemica dei popoli e delle loro aspirazioni all’eguaglianza e alla prosperità
economica. Ma I governi devono, a prescindere della loro identità politica,
essere loro stessi i promotori e gli architetti della costruzione europea.
Quando c’imbattiamo oggigiorno nell’Europa dei sovranisti, dei populisti e dei
razzisti quali sono i paesi di Visegrad, ci rendiamo contro quali sono i
pericoli e le minacce che dobbiamo fronteggiare nel futuro: un’Europa che si
chiude su sé stessa è una aberrazione della storia, un orrore, un’involuzione
inammissibile. La costruzione di muri quale quello di Trump sul confine col
Messico o la chiusura dei porti e delle frontiere imposta da Salvini e
avvallata dai governi europei è una premessa assai significativa di un mondo
che disconosce in modo inconsapevole i fari e i principi che lo hanno
stabilizzato per decenni. Si stanno imboccando strade buie e politiche confliggenti,
razziste e nazionalistiche. E’ questa l’amara verità. Un mondo che abbandona i
più deboli e aizza l’odio e il razzismo contro le minoranze è un mondo di
barbarie e d’inciviltà. Il problema principale delle società occidentali sono l’aumento
delle disuguaglianze al loro interno e la mala gestione delle risorse del
pianeta che si traduce nelle inique politiche colonialistiche praticate a danno
dei popoli del sud del pianeta, giungendo fino alle modifiche dei climi con
tutte le conseguenze catastrofiche che conosciamo.
La via istituzionale al
cambiamento ha dimostrato i suoi limiti. L’alleanza con la Lega è per il M5S
una chiara involuzione, un compromesso momentaneo e controproducente. La realtà
però è irta di ostacoli e di regole che impediscono il cambiamento. Quanto alle
barricate, vi lascio immaginare che i francesi da buoni rivoluzionari e buoni figli della loro storia hanno capito subito che per incidere sulle policy maker, l’unica via possibile è quella delle rivolte. I gilet gialli hanno imposto a Macron la presa di provvedimenti che fino a qualche tempo addietro erano inimmaginabili. In Italia il cambiamento ha preso altre vie. Ma prima o poi sapremo se le decisioni prese erano opportune o frutto di una commedia dell'arte a danno del popolo. ce lo diranno presto i primi mesi dell'anno venturo.
Buon anno e che il domani sia
migliore
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