Pierluigi Negriolli - Requiescant - Acrilico e olio su cartone 60x80.
Ripropongo il J’Accuse del 23/04/2017 Dialogo tra un trafficante di Uomini e un profughi
Ripropongo questo J'Accuse di quasi due anni fa, ancor prima dell'avvento del governo giallo verde. Le mie idee rimangono lungimiranti. La verità non è mai stata tradita. A traverso l'ironia di un dialogo vi aggiorno sui fatti che segnano i nostri giorni. La diaspora continua. Gli aguzzini trovano sempre nuove vittime per nuove tragedie. L'Europa sembra trasformarsi in un continente di codardi ed egoisti che temono le loro ombre e si attaccano alle poche certezze che li rimangono. Ma la metamorfosi è sempre nella traversata o se preferite in quell'illusione di passare da una sponda ad un'altra. E la cosa più importante, alla fine, è avere una ragione di vivere, una sponda da raggiungere..., qualunque essa sia lontana nel tempo e nello spazio.
Profughi nel mare
Ripropongo questo J'Accuse di quasi due anni fa, ancor prima dell'avvento del governo giallo verde. Le mie idee rimangono lungimiranti. La verità non è mai stata tradita. A traverso l'ironia di un dialogo vi aggiorno sui fatti che segnano i nostri giorni. La diaspora continua. Gli aguzzini trovano sempre nuove vittime per nuove tragedie. L'Europa sembra trasformarsi in un continente di codardi ed egoisti che temono le loro ombre e si attaccano alle poche certezze che li rimangono. Ma la metamorfosi è sempre nella traversata o se preferite in quell'illusione di passare da una sponda ad un'altra. E la cosa più importante, alla fine, è avere una ragione di vivere, una sponda da raggiungere..., qualunque essa sia lontana nel tempo e nello spazio.
Profughi nel mare
Il Paradiso è nel vostro cuore
Seguitene ogni rotta
Alla fine giungerete come una flotta
Dopo una grande prova di dolore
Quando seppellirà l’odio ogni amore
Come la rivoluzione ogni anima corrotta
Quanto vorrei che fosse una dolce botta
Questa vita in balia ad ogni orrore
E a voi che inseguite le impetuose onde
Udite e decifrate tra i loro sussurri,
prima o poi cadono i vergognosi muri
A voi la luna e le stelle gioconde
Ora ogni vostro canto si sente
Lontano, lontano ogni continente!
La terra appare e scompare all’orizzonte
E sembra un inferno incandescente
J’Accuse del 23/04/2017 Dialogo tra un
trafficante di Uomini e un profugo
Il Mar Mediterraneo è diventato da qualche
tempo il Palcoscenico di una grande Tragedia Dell’arte.
Più precisamente, dalla caduta del regime
di Gheddafi, la Libia è diventata la porta incontrollabile da dove partono
migliaia di migranti: profughi, fuggiaschi, avventurieri, criminali pronti a
cambiare identità e religione pur di avere un rifugio in Europa. Dietro a
questa tragedia dell’arte non ci sono solamente i cri liminali d’ogni matrice,
ma anche la complicità di coloro che strumentalizzano questo problema per
ricavarne dei vantaggi politici o economici, a partire da alcune ONG che
operano nel Mediterraneo e sui quali sta indagando la magistratura italiana.
Ma, in verità, la più grande complicità di cui godono questi criminali è quella
dell’incapacità degli stessi governi europei che hanno deposto e mandato
all’inferno Gheddafi di poter ridare a questo difficile e martoriato paese
quella stabilità, che aveva durante la dittatura, e quella nuova identità
democratica, che non si poteva e non si potrà trapiantare con le armi. L’Europa
con tutti i suoi eserciti e marine è incapace di controllare le coste libiche e
di neutralizzare due beduini che controllano il Golfo di Sirte? Insomma siamo
alla frutta! Come direbbe sarcasticamente la satira. Ogni giorno assistiamo
increduli all’arrivo di migliaia di migranti. Altri, quelli che non ce la
fanno, sono accolti dai fondali del Mediterraneo e non sapremo mai il loro
numero. In questo tragico contesto la Libia post Gheddafina è diventata la
porta per l’Europa dove affluiscono da ogni dove i candidati a
quest'incredibile avventura. Li dicono che l’Italia li darà un lavoro, una
casa, un avvenire. L’Italia o un altro paese europeo, non importa. L’importante
è riuscire a fare la traversata, a compiere la metamorfosi. Così arrivano sulle
nostre coste, questi poveri illusi. La loro speranza e la loro umanità sono
tali da farci commuovere ma il nostro raziocinio ci porta indubitabilmente a
fare delle considerazioni. In questo contesto vi riporto un dialogo tra un
trafficante e un profugo: entrambi s’interrogano sul perché il mondo è
peggiorato e tutti speculano sulla dignità degli uomini:
-Il profugo:
una volta Gheddafi ci diceva che eravamo dei cittadini africani e che avevamo
la stessa dignità e gli stessi diritti! Non c’era bisogno d’esibire il Corano
per credere e dire ciò. Oggi voi vi comportate come delle bestie. Dite che
siete mussulmani ma non lo siete. Ci trattate come degli schiavi quando l’Islam
è venuto con l’affermazione dell’Uguaglianza tra gli uomini? Insomma non
capisco…
- Il trafficante: siamo delle bestie, negro! Ripeti?
Il profugo: lo siete nei fatti, anche se pregate. In realtà se voi applicaste
l’Islam. Non ci sarebbe questo flusso di aspiranti all’attraversata. Tutto si
risolverebbe qui. Questa terra è così ricca. Più ricca dell’Italia. Ora fate di
me quello che volete. Io non ho più paura.
- Il trafficante: lo sai perché non ti uccido ora?
- No
- Il trafficante: perché non voglio che il tuo sangue infetti la mia terra. Ora
salirai su quel barcone e sparirai dietro l’orizzonte. Se riuscirai ad
attraversare quella sarà la tua punizione. Farai l'accattone oppure se sei
fortunato lo schiavo per i crociati. Dimentica il fatto che avrai
un'altra identità. Lì non sarai né carne né pesce! E' la pura verità disse
ridacchiando. Centinaia di migliaia sono spariti dietro quel maledetto
orizzonte per andare ad inondare l’Europa di chiavi e d'accattoni, e magari di
criminali.
Il profugo: è questa la vostra vendetta verso l’Occidente?
-Sì, tu ne sei il triste strumento! Ma è l’Occidente che ha voluto questa
situazione. Sono loro che hanno distrutto il nostro paese. La nostra unità, il
nostro orgoglio. Ora siamo dei mercenari, dei terroristi, e poi il trafficante
sparò una raffica di mitra in aria. "Allah Akbar", disse
Allah
Akbar, dissi anche io e poi il barcone cominciò a muoversi verso ll temuto
sognato orizzonte.
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