J’Accuse del Venerdì 12 Aprile 2019 Tripoli sotto assedio.
La torta avvelenata
Spesso parlando allegoricamente della situazione libica, la
definisco come quella “la torta avvelenata”
tanto appetibile quanto indigeribile. E qualunque storiografo al soldo di
qualche Accademia o Cancelleria occidentale non lo negherebbe affatto, perché
gli argomenti giusti per narrare diversamente i fatti che hanno sconvolto
questo paese sin dalla caduta del regime di Gheddafi, si sono oramai esauriti. Quella guerra mossa contro il regime di
Gheddafi ci fu dipinta sia dai mass-media arabi, con le loro televisioni
satellitari, sia dagli stessi mezzi d’informazioni occidentali come una rivoluzione contro una dittatura efferata
che opprimeva il popolo libico da decenni. Sebbene lo fosse stata, nessuno avrebbe
autorizzato questi aggressori di destabilizzare un paese la cui struttura
sociale complessa e delicata e le cui mutevoli e crescenti potenzialità umane e
ed economiche avrebbero sicuramente prima o poi portato il paese all’emancipazione
e all’affrancamento dalla dittatura. D’altro canto proprio Gheddafi,
passeggiando con la sua tenda nelle capitali europee dove era spesso invitato
diceva che la Libia avrebbe preso un’altra via con la fine del suo regno:
democrazia e crescita economica in una ricercata partnership con l’odiato
occidente.
Poi venne la svolta dell’illusoria rivoluzione. Qualcuno decise
che quel regno del Re dei Re, così
veniva definito Gheddafi, doveva terminare. Erano in tanti a complottare contro
di lui: “fratelli coltelli” arabi dei petrodollari in primo luogo, l’occidente
vendicatore in secondo luogo e qualche manciata di libici illusi di poter
governare un paese ingovernabile.
Oggi dopo otto anni dall’assassinio di Gheddafi, il paese
vive nel caos. Si direbbe una landa di nessuno dove tutti pretendono avere un
pezzo della torta avvelenata del Colonello. Già, mi torna in mente il suo tesoro bloccato e sequestrato
in ogni dove. Fino ad oggi non sappiamo quanti miliardi di dollari aveva il Fondo
nazionale libico che faceva appetito a tutti durante il suo lungo regno. I
libici si combattono armati e mosse da forze esterne interessate alle loro
risorse. E dove sono finti la loro unità e il loro orgoglio ,direbbe il
colonello dall’aldilà. Oltre ai governi fantocci che rivendicano la loro
legittimità di governare il paese, vi sono quelli che ambiscono a controllarlo per
gestirne le risorse. Il problema dei profughi in realtà, e nei fatti, sebbene
abbia sconvolto gli equilibri geopolitici in Europa, al meno finora, non li
interessa affatto. E’ una fotografia molto triste di una situazione molto
preoccupante. La Libia è un capitolo
nero nella storia europea.
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