J’Accuse del 21/06/2019 sul mancato attacco contro l’Iran


J’Accuse del 21/06/2019  sul mancato attacco contro l’Iran- Ricordate gli errori del passato!
 
Ieri i ragazzi di Langley si sono pronunciati a favore dell’attacco contro la Repubblica islamica degli Ayatollah, a seguito all’abbattimento di un drone spia americano che sorvolava i cieli iraniani.  Hanno quasi convinto il presidente americano a lanciare il suo attacco, ma all’ultimo momento qualcosa lo fece desistere dall’ordinarlo. Trump si è ravveduto dopo avere sentito anche il parere degli analisti del Pentagono (per fortuna!). Per una volta la ragione ha trionfato: l’attacco contro l’Iran è potenzialmente rischioso e potrebbe generare un’escalation incontrollabile che potrebbe portare il mondo al terzo conflitto mondiale, ha sussurrato una voce al presidente.
Tornando ora a quest’eterno dualismo degli apparati di sicurezza americani nella valutazione delle situazioni di rischio potenziale per la sicurezza degli Stati Uniti d’America, osserviamo le perenni divergenze tra gli stessi nonché gli errori colossali che hanno costato tanto alla stessa sicurezza americana quanto a quella mondiale.
Nel mentre scrivo quest’ennesimo J’accuse mi balena in mente il giorno dell’11 settembre 2001. E la domanda spesso posta dagli analisti e dagli accusatori del complotto contro la sicurezza americana è dove erano finiti i nostri 007, le nostre tecnologie, i nostri satelliti spia, in poche parole la nostra Intelligence? Né la CIA né l’FBA né gli altri servizi, riuscirono a prevedere quello che una manciata di esaltati terroristi avevano preparato per anni: colpire l’America nel suo cuore.  
Oggi il cuore dell’America è ferito e ancora malato e la sua ragione è alterata dalla rabbia e dall’idea sbagliata, e opposta ovviamente a quella “sogno americano”, di poter costruire un mondo controllato dalle armi e dalla sola potenza militare, un mondo diviso dai muri ( Muro col Messico…) e dalle contrapposizioni di natura politica, religiosa, etnica e militare, abbandonato alla violenza e  proprio da quella filosofia vincente che ha fatto amare un tempo l’America e gli stessi americani: la libertà e il progresso per tutti i popoli della terra  In questo nuovo contesto l’idea stessa di America è stata tradita e Il mondo non potrà mai essere una polis unica, globale, interculturale e intercomunicante dove regna la prosperità economica e dove i principi di uguaglianza e di fratellanza abbiano il sopravvento su quelli nazionali e di parte. Con l’attuale amministrazione, in particolar modo, l’America ha preso una virata verso un futuro pieno d’incognite e di conflitti. Con Obama l’America aveva in qualche modo capito che non si può vivere in un mondo dove i nostri nemici non possono avere i nostri stessi diritti e la nostra stessa dignità d’esseri umani. La grande lezione che ci aveva dato l’Accordo sul Nucleare iraniano è che quando si ha la volontà politica per raggiungere un obiettivo politico, lo si raggiunge, costi quel che costi. In realtà l’Accordo delle grandi potenze con Tehran aveva scontentato gli israeliani che temono per la loro sicurezza nazionale e la loro stessa esistenza. La vittoria di Trump, favorevole agli israeliani, rispetto ai democratici diede la possibilità ai loro lobby di ribaltare il tavolo del negoziato con l’Iran. Ma in fondo, e la domanda sorge spontanea, si può costruire un mondo basato sulla sfiducia e sull’ingiustizia? Questa stessa domanda la vorrei rivolgere ai potenti del mondo. Guardate le vostre coscienze e guardate le ingiustizie subite dal popolo palestinese e dai popoli arabi in oltre settant’anni di storia? Insomma la questione delle armi o se preferite della capacità militare degli stati arabi e in particolare in questo momento dell’Iran (stato persiano e non arabo) rientra proprio nelle questioni prioritarie che preoccupano e attanagliano Lo stato ebraico e l’intero mondo occidentale.
Ieri ragazzi di Langley nel suggerire al Presidente Trump l’attacco contro la Persia, si erano forse scordati di quella scena del Generale Powel nel Consiglio di Sicurezza che con una mano mostrava una “pallottola fumante” e l’altra con l’indice rivolto verso l’Iraq di Saddam accusato di detenere armi di distruzioni di massa? Tutto venne costruito ad arte per invadere l’Iraq. L’America ha subito un grande danno da quella guerra e l’Iraq stesso e interi popoli sono stati dilaniati. Ieri c’era un motivo per far scattare una guerra dagli sviluppi imprevedibili? E’ stato abbattuto un drone spia! Ma questa storia dei drone è strana come questi tempi… Nel pensare a quel momento, con la mano tremante sul grilletto, il presidente Trump ha fatto una scelta, al meno per questa volta oculata lodevole. Portare l’occidente ad una guerra con l’Iran porterebbe il mondo verso la rovina sicura. Al meno per una volta la potenza militare rappresentata dal Pentagono ha scelto di non colpire e di preservare una pace momentanea  che potrebbe diventare durevole se si tornasse a parlare e a negoziare tutte le questioni, compresa ovviamente quella della questione palestinese e della democrazia e del rispetto dei diritti umani. E questa questione vale tanto per Israele e le monarchie feudali del Golfo quanto per il regime degli Ayatollah in Iran.

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