J’Accuse de Primo Maggio 2020, Festa del lavoro tra Pandemia del Covid 19 e depressione economica e sociale
J’Accuse de Primo Maggio 2020,
Festa del lavoro tra Pandemia del Covid 19 e depressione economica e sociale
Quest’anno il primo maggio giunge
in un mondo assediato dal coronavirus e dalle sue disastrose conseguenze
economiche, sociali e politiche. E’ un momento storico che segnerà per sempre
la nostra psiche, le nostre certezze, i nostri stili di vita e il nostro
rapportarsi con gli altri e con il mondo. E come in ogni guerra sono i più
poveri della società a pagare i costi e i sacrifici. Questo primo maggio a
diversità di tutti quelli passati costituisce una pietra miliare per la classe
operaia al fine di ripensare le sue strategie e le modalità di lotta per il
mantenimento dei diritti acquisiti e la ricerca di nuovi strumenti per elargire
nuovi diritti e soprattutto direi “un reddito d’emergenza” a coloro che sono
stati esclusi dal mercato del lavoro a causa della pandemia del coronavirus. L’arresto
delle attività economiche deciso dai governi di tutti gli stati della comunità
internazionale al fine di tutelare la salute pubblica necessita di altrettanti
provvedimenti e riforme per contrastare la depressione economica conseguente
con tutto quello che manifesterà a livello della perdita dei posti di lavoro,
del fallimento delle imprese e in definitiva dello scoppio di sconvolgimenti sociali e
politici che si profilano all’orizzonte qualora non s’intervenga in modo celere
ed efficace.
La sfida che si presenta davanti a
tutti gli stati del pianeta è così grande. È un momento storico cruciale per
ripensare le relazioni internazionali e lo stesso concetto di sviluppo
sostenibile finora irresponsabilmente e disastrosamente ignorato dai poteri
forti e da coloro che avevano avviato il mondo verso una mondializzazione
selvaggia e sregolata dalla quale hanno tratto profitto solo le aziende e le
multinazionali che avevano delocalizzato le loro sedi in paradisi fiscali e i
loro centri produttivi in paesi dove il costo del lavoro è basso e dove le
classi operaie non godono di tutele né degli stessi diritti riconosciuti nei
nostri sistemi giuridici ( o diquel che ne rimane) ai nostri operai. Ecco allora che lo scoppio di
questa pandemia e il conseguente evidenziarsi delle contradizioni e delle
disparità tra livelli produttivi, sociali, giuridici e direi chiaramente
sanitari tra gli stati, richiede una revisione di tale progetto e, per la classe dei lavoratori, un ripensamento della strategia di lotta e la ricerca di una
nuova piattaforma di richieste al fine di tutelare i più deboli e soprattutto
coloro che pagano a questa crisi un prezzo pesante fatto di esclusione sociali
e di immiserimento non solo delle proprie condizioni di vita ma della stessa
società in cui si è cittadini. Il richiamo ai valori della costituzione e ai
codici etici di una comunità deve essere accompagnato da un nuovo umanesimo culturale e quindi da una mobilitazione
generale dei lavoratori. Occorre perciò ricercare e ripensare gli strumenti e
le modalità di lotta della classe operaia in un momento dove la morsa della
crisi è sempre crescente e le morsure dei movimenti populisti e fascisti alla
democrazia sono all’ordine del giorno. I populismi e i fascismi sono nemici
della classe operaia e non potranno mai garantirle pace, libertà e diritti
senza nascondere piani di sovvertimento e di sconvolgimento della pace e della democrazia e la stessa libertà che ci sono costate un tempo fiumi di morti e di sofferenze.
Viva il Primo Maggio, viva la
classe operaia.
Commenti
Posta un commento