J’Accuse della domenica 12 luglio 2020 sul progetto di una chiesa vicina alle destre politiche
In questo J’Accuse domenicale affronto un tema assai delicato e ATTUALE
: si tratta delle accuse fatte all’approccio “Francescano” del papa nelle
principali questioni sociali, economiche e politiche del nostro tempo e “dell’appello
per dar vita ad una Chiesa vicina alle destre politiche nazionali”. Alcuni
eminenti voci del mondo politico di destra, vedere ecclesiastico, non
condividono appunto la sua politica sociale e le sue prediche sulla tutela e la
vicinanza ai più deboli del nostro mondo. Questo scontro valoriale e ideologico
tra chi ha come compito di interpretare il Vangelo e di tramandare i suoi
valori cristiani e di coloro che hanno disegni e valori diametralmente opposti
non è affatto nuovo. Abbiamo visto come durante il secolo passato l’affermazione
dei fascismi in Europa aveva messo alla prova la chiesa e i suoi pontefici (Pio
XI, Pio XII) che dovettero assistere e talvolta tacere davanti ai crimini e
alle persecuzioni commesse dai nazifascisti. La solita accusa rivolta alla
Chiesa è che le leggi razziali del 1938 non avevano trovato una chiara ed
energica condanna e quel silenzio è stato interpretato come una complicità;
seppure sia collocato in quel particolare contesto storico, questo silenzio continua ad echeggiare
fino ad oggi nelle coscienze vive del mondo cattolico. Questo fatto, il quale non è l’unico
ovviamente nella sua storia, aveva assunto una portata simbolica e filosofica
che portò i pontefici successivi a Pio XI e Pio XII a rivedere il loro
approccio e la loro stessa lettura di tali eventi storici. Infatti, a seguito
della sua visita nella terra Santa, a Papa Paolo VI furono chiesti i perché di
tali silenzi, visti come compromissioni e fu Egli medesimo ad istituire una
Commissione di storici per riesaminare i documenti storici degli archivi
vaticani al fine di giungere alla verità. Ci vollero tanti anni ma alla fine
tale responsabilità fu ammessa con la richiesta delle scuse fatta agli ebrei da
parte di Papa Paolo Giovanni II nella sua storica visita a Gerusalemme nel
marzo 2000.
Quest’esempio per quanto sia esauriente e spesso controverso, ci dimostra
quanto la missione di colui che sale sul trono di Pietro sia delicata e non
debba mai abbracciare cause che siano in antitesi col Vangelo. I valori del
cristianesimo, come la stessa storia ci aveva insegnato, richiedono interpreti e
apostoli che abbiano la stoffa del pastore che predica la pace, la carità e la
misericordia e che sia un uomo del suo tempo. Il rispetto dei diritti umani e
delle libertà fondamentali sono strettamente legate ai valori cristiani e la
chiesa quando si è sempre battuta per il loro rispetto aveva raccolto attorno
ai suoi pilastri e colonnati tutti gli strati e i ceti della società, ma quando
essa aveva mancato a predicare al loro ossequio, si era in qualche modo lasciata
talvolta intimidire e talaltra abbindolare dall’anticristo. Oggigiorno l’attuale
Pontefice Papa Francesco sta cercando di tramandare il suo messaggio pastorale
di misericordia e carità in un contesto connotato dalle guerre che causano
miserie e conseguenti esodi, dalle disuguaglianze sociali che necessitano
urgenti ed efficaci interventi pubblici e per giunta infine dalla Pandemia del
Covid 19 che ha in qualche modo aggravato il quadro di tali crisi. Egli,
tuttavia, si scontra con le forze populiste e conservatrici, che considerano il
suo operato come affine alle ideologie di sinistra. Tanti esponenti di destra
lo accusano di comunismo o perfino di “eretismo”. Ma, a nostro avviso, Francesco
sa che la sua missione istituzionale come Papa è quella di rappresentare i senza
voce e di alleviare le sofferenze dei più deboli chiamando i potenti e gli
uomini di governi ad agire per risolvere le spinose questioni sociali,
economiche e politiche che rimangono irrisolti.
Ma che potere ha un Papa? Ce lo chiediamo in questo contesto.
Egli Ha lo stesso potere dei papi che tacquero davanti ai crimini commessi
dai nazifascisti prima e durante il secondo conflitto mondiale contro le minoranze
religiose ed etniche. Le stesse responsabilità dei Papi che non condannarono lo
sterminio dei popoli indigeni quando furono scoperte e occupate le Nuove Americhe
e il medesimo scettro di coloro che adottarono l’inquisizione per librare l’Europa
da arabi e ebrei, accusandoli d’eresia. Il Papa attuale, Francesco il misericordioso, Epiteto del Dio Misericordioso, ha un potere morale che è venuto crescendo col tempo e che travalica i confini e
gli schieramenti politici di qualunque matrice essi siano. Esso non può essere
strumento o appannaggio di nessun partito politico o di nessuna nazione, ma
dell’intera Umanità. Oggi più che mai, in questo contesto di caos che
caratterizza le relazioni internazionali, il Papa ha un potere enorme: chiamare
le forze vive e democratiche dell’occidente e dell’oriente alla resistenza
contro i nuovi fascismi che avanzano e che vogliono mettere in ginocchio l’umanità
e annientare qualunque voce dissenziente.
La misericordia predicata da Francesco è un’arma simbolica invincibile,
perché affratella gli uomini e pone le basi per la pace e la prosperità in un
mondo lacerato dalle guerre e dagli egoismi nazionali.
Commenti
Posta un commento