J'accuse del primo settembre. Anniversario della Rivoluzione libica e visita del Ministri Di Maio a Tripoli
J'accuse del primo settembre. Anniversario della Rivoluzione libica e visita del Ministri Di Maio a Tripoli Oggi il nostro Di Maio, Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale è a Tripoli. A fare che cosa? Ci balena in mente nella ricorrenza dell'Anniversario della Rivoluzione Gheddafina? A trattare con quale governo amico? A sostenere quali interessi vitali del nostro paese? A proteggere quale vassallo che non abbia la coscienza pulita e gli ideali e i valori conformi a quelle della nostra costituzione repubblicana? Insomma, la Libia continua a rimanere un nodo irrisolvibile e un potenziale terreno di scontro regionale e internazionale. E allora che politica estera abbiamo noi in mente di perseguire lì per salvaguardare i nostri interessi e la nostra stessa democrazia e stabilità come paese democratico? Certo, ai diplomatici il compito di preparare il terreno per un accordo, ma finora tutti gli accordi e i negoziati tra le parti in conflitto nel paese nord-africano sono sfumati tra chiacchiere e complotti, proprio perché le ricchezze ossia la torta in gioco è molto appetibile. E allora perché non avete lasciato la Libia ai libici e l'Africa agli africani? Il colonialismo è ritornato con altre argomentazioni e stratagemmi, direbbe il povero Moammar. Ma la Questione libica va risolta. Costi quel che costi. Non certo con le manovre diplomatiche. Bisogna fermare i trafficanti e le bande che violano i diritti umani e commerciano vite umane mandandole a morire nel Mediterraneo con lo scopo di destabilizzare l'intera regione. Ma una domanda ricorre:
era meglio lasciare Gheddafi al suo posto? Evidentemente chi ha voluto dissolvere il suo regime non aveva a cuore la democrazia e la pace in Libia ma ben altri intenti e scopi. Oggi la Libia è ingovernabile ed è il terreno di scontro di tutte le superpotenze e le nuove emergenti potenze regionali. Benché il suo fosse classificato come un regime dittatoriale, la sua Libia godeva di una relativa prosperità e nessuno aveva mai osato mettere in discussione la sua integrità territoriale. Mi ricordo solo di una sua celeberrima frase: diceva che "se l'uomo avesse da scegliere tra l'orgoglio o una morte dignitosa, era meglio scegliere l'orgoglio". Oggi i libici sono occupati e oggetto di intrighi e di complotti internazionali. Il loro orgoglio è svanito come il loro colonnello rimpianto e fatto inghiottire dal deserto. Ma i suoi fantasmi tornano a sorvolare le città libiche e domandano ai libici se le loro rivolte le avevano fruttato qualcosa? L'orgoglio, l'orgoglio o beduini! Avete da scegliere tra la vostra dignità e il disonore...
Che nessuno più ricordi il primo settembre!
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