J'Accuse di Domenica 27 settembre 2020. Caporetto del M5S. Analisi del voto e della sconfitta politica. Mancata identità politica e leadership?
J'Accuse di Domenica 27 settembre 2020. Caporetto del M5S. Analisi del voto e della sconfitta politica. Mancata identità politica e leadership...?
Verrà il giorno del giudizio, o amici, la notte dei lunghi coltelli,
ovviamente non quella che viene in mente, ma quella che vedo imminente. Il
Movimento dovrà cambiare. Ma la rotta è stata smarrita e chiaramente, ogni
tentativo per raggiungere la salvezza, o se preferite la riva, sarà oramai
vano. Le elezioni regionali del 20/21
settembre 2020 hanno rappresentato la caporetto del M5S. Una caporetto
prevedibile e inevitabile. Se si cerca da una parte minimizzarne la portata,
esaltando per contro la vittoria del sì nel referendum costituzionale, volto
alla riduzione dei numeri dei parlamentari della Repubblica italiana, dall’altra
che cosa si può dire per giustificare o per lo meno attenuare la gravità della situazione,
analizzando il volto in ciascuna regione e in ciascun comune dove si è
consultato il corpo elettorale. La verità è che molti elettori che avevano
votato per il M5S non si riconoscono più nella leadership attuale del Movimento
né tanto meno nella conduzione delle battaglie politiche sinora fatte da chi
aveva avuto la fiducia della base del movimento. Un movimento che ha i
connotati oramai di un partito politico si ostina a non dichiararsi tale e per
giunta dopo i gravi errori commessi nella sua sciagurata associazione con la
Lega continua a commetterne nell’attuale partnership col PD, rifiutando di
proiettare sui governi locali, quello che è realtà sul piano nazionale, vale a
dire la convergenza e la solidarietà politica su determinati temi e su
determinate battaglie politiche. Lo abbiamo visto chiaramente durante le ultime
regionali dove la dispersione dei voti e le divisioni che connotano il M5S sono
state d’aiuto alla controparte politica. Tutto ciò evidentemente ha un nome: si
chiama in termini cortesi: mancanza d’intelligenza politica e in termini realistici
stupidità politica allo stato grezzo. Di Battista che scende in Puglia per dar
battaglia ad Emiliano e alla fine vince l’Emiliano e la linea del PD. Che
significato politico può avere questa sconfitta politica. Chiaramente si tratta
di una lezione politica da manuale che dovrebbe insegnate nelle scuole del M5S,
quelle che ogni tanto vengono organizzate per formare i quadri del Movimento. “Mai
tradire il proprio partner che costituisce per noi, l’alleato, il fratello da sostenere
e il socio con cui vincere le battaglie politiche!” Non si possono ovviamente giustificare
tali comportamenti. Chi li commette dovrebbe essere allontanato dal Movimento e
chi li sostiene all’interno del governo dovrebbe presentare le sue dimissioni. È
un gesto di grande responsabilità politica che verrà apprezzato dal paese. Ma
in questo J’Accuse mi preme affrontare un tema tema altrettanto scottante,
ossia quello relativo al fatto che finora non si è riusciti ad esprimere un
leader che succeda a Di Maio nella direzione di questa fase politica così
delicata e così importante nella storia repubblica. Molti dentro il M5S
continuare a sostenere che non serva un leader e che la concertazione
collettiva può essere la soluzione al problema. Non è così invece. Laddove si è
ricorso ad un Direttorio, o è stato un momento transitorio o non si è riusciti
francamente a mettere d’accordo le correnti. Allora l’incapacità di esprimere
una leadership politica rappresenta davvero un’anomalia ed è ovviamente un
punto di debolezza perché per qualunque problema occorra mettere d’accordo
tutti sulla decisione da prendere. Credo infine che l’attuale leadership abbia
smarrito la bussola e la ragione. Se all’inizio di questa legislatura il M5S
godeva di un largo consenso nel paese tale consenso è andato calando proprio
per via delle scelte e di quel “Verticismo”, di cui ha parlato il Presidente
della Camera Fico. Quella conduzione delle battaglie politiche è stata
sbagliata e le scelte fatte nella selezione di alcuni parlamentari, pescate dal
mondo del giornalismo o dello spettacolo, operata dal Capo politico allora, si
è rivelata fallimentare. Vi darei un piccolo esempio per farvi capire meglio.
Se prendiamo ad esempio il caso di Pierluigi Paragone, capirete tutto. Abbiamo
visto come tanti hanno aderito al M5S alla viglia delle passate elezione
politiche. Si è fatto una selezione tra il 31 dicembre 2017 e il primo gennaio 2018,
all’improvviso e all’insaputa della base, per consentire l’allargamento del
Movimento e quindi degli iscritti, ma l’obiettivo era un altro: mettere dentro
gente che il signor Di Maio aveva già deciso di mettere dentro e di nominare o
come parlamentari o come Candidati al governo. Tutto questo si è svolto con la
sola iniziativa della leadership di allora, ovviamente con la benedizione del
Casaleggio e del Grillo. Ma il Senatore Paragone oggi, non sta più con il M5S.
Sappiamo tutti il perché e sappiamo che proprio il problema dell’identità del
movimento è la causa di tutto questo declino. Quando il Paragone esce dal M5S
proprio perché egli dall’altezza della sua “dignità politica” ritiene il PD
indegno a governare il paese, allora vuol dire che chi lo aveva selezionato si
è sbagliato tanto sul suo conto. Se il Movimento andava e va tuttora dicendo
che esso non è né un soggetto di destra né di sinistra, allora amici, siamo di
fronte alla pazzia di un gruppo dirigente che in realtà non aveva mai avuto un’identità
comune e un progetto politico serio per il paese ma solamente dei sogni e dei
miraggi che avevano trascinato quanto hanno potuto ma che oggi si sono spente
per sempre. L’identità è il problema centrale. La notte dei lunghi coltelli è
fatidica ed è ineluttabile. Chi non condivide l’identità di sinistra del
Movimento dovrà andarsene via. Chi vuole invece che il Movimento torni alla
compagine precedente allora lo dica ad alta voce. Quante creature verranno
immolate, questi soldatini saranno licenziati e quanti palcoscenici spariranno
sotto la polvere. Non vedo nessuna salvezza per voi. Avete derogato a tanto per
illudere la gente ogni volta che le deroghe e le sconfitte fanno parte della
storia del movimento. Ma non è così. La rivoluzione tanto annunciata da voi è
ancora da organizzare. Ma i rivoluzionari sono spariti il giorno che vi siete
associate non per far prevalere le vostre idee, che non ne avevate di idee
rivoluzionarie, ma per far da trampolino a chi aveva nauseato il paese e il mondo
con le sue dichiarazioni e la sua propaganda. La caporetto del M5S è cominciata
allora e tanti di voi l’hanno voluta e rimangono nostalgici di quel periodo da dimenticare.
Che sadismo politico! Avete sprecato un
bacino di consensi per quale ideale? E continuate indifferenti a non capire
quale il problema? La democrazia di rete ha bisogno di garanzie sicure e garantite
e non può il portale del Casaleggio da solo esserne il solo garante. Grillo,
quando qualifica l’Assemblea nazionale d’essere inutile, credo che lo dica come
commediante e non come personaggio politico. La sua assenza però ha alimentato
la Caporetto e la sua inerzia rischia di affondare per sempre la sua creatura.
Sarà come per dire: “non siete stati capaci di raggiungere gli obbiettivi che
vi ho fissato. Quindi, meritate di sparire per sempre”. Lo disse Hitler alle
sue truppe, quando realizzò che la sua Germania era oramai circondata dagli
invasori. O se preferite dai liberatori.
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