J’Accuse sulla vicenda
dei 18 pescatori di Mazza del Vallo detenuti in Libia…
https://www.facebook.com/miskh/videos/10158734470347731
Sia ben chiaro che la vicenda della detenzione dei 18 pescatori di Mazza
del vallo nella città di Bengasi va aldilà di qualche tonnellata di gambero
rosso pescata in maniera illegale dai poveri pescatori italiani. Quanti guai ce
l’hanno combinati coloro che gestiscono i traffici dei migranti e sono
precisamente un pugno di mercenari ben identificati. Eppure lo sconvolgimento e
l’incidenza di tale traffico sulla nostra stabilità, se vogliamo pesarlo e
confrontarlo con la pesca di qualche quintale di gambero sembra del tutto incomparabile,
del tutto irrilevante rispetto alla suddetta vicenda ed è qualcosa che la ragione
non può accettare e non si può far finta di nulla davanti alla sproporzione evidente
e intollerabile della minaccia e della capacità di sconvolgimento di cui siamo
confrontati. I traffici dei migranti procurano montagne di danaro ai signori
della guerra in Libia, eredi indegni del colonello Gheddafi, e marionette nelle
mani di regimi dittatoriali e di potenze in cerca di qualche influenza o di
qualche briciola di potere e di gloria, oramai tramontata per loro da decenni.
C’è da dire però che in Libia si è giocata una partita importante a livello
strategico per l’Italia e la caduta del regime di Gheddafi rappresentò per
Roma, la fina d’ogni aspirazione alla leadership e a quel rapporto preferenziale
con Tripoli che si era costruito faticosamente, e qui sottolineo il ruolo di
Berlusconi nell’averlo tessuto, in maniera molto conveniente per entrambi i
paesi. Qualcuno però e questa è storia, si approfittò della debolezza del
nostro paese in quel frangente della storia e decise di farla finita col regime
del colonello che tanto aveva fatto per normalizzare le sue relazioni con l’occidente.
Quella sciagurata decisione di attaccare la Libia e di dissolverne il regime
mettendo al suo posto mercenari venuti da ogni dove sui carri armati di quei
paesi feudali che abbondano di petrodollari nel tentativo di mettere mano sulla
torta libica con l’aiuto della Naro. E fu deleterio e controproducente tutto il
seguito della storia…
Oggi la Libia è suddivisa in zone d’influenza dove le tribù rivendicato la
loro autonomia e sono agevolmente manovrabile e dove alcuni paesi come l’Egitto,
gli Emirati da una parte e la Turchia dall’Altra, si contendono il ruolo
maggior nell’affermazione o meno di qualunque governo. Dall’altra sponda gli
europei sono ancor più divisi: Roma appoggia il governo Serraj a Tripoli e
Parigi il generale Haftar, a Bengasi. appoggiato dal Cairo e dai petrodollari
del golfo, nonché dalla Russia di Putin. E’ uno scacchiere pericoloso, assurdo
e minaccioso per la pace, nonché la fonte di tutti i problemi nella regione.
Ecco perché il nostro governo non è stato in grado di risolvere la questione
dei pescatori. Quest’incapacità denota la confusione e l’indecisione
galoppanti. E’ chiaro che si tratta dei nostri connazionali che sono
considerati come merci di scambio da parte di coloro che sono protetti dai
paesi suddetti. Ed è qualcosa che suscita rabbia e sconforto.
La Libia non può diventare un campo di battaglia e di restauro degli imperi
coloniali di chiunque. Ai libici la responsabilità di riunificare il loro paese
e di non prestarsi alle interferenze e alle infiltrazioni di potenze feudali
che stanno minando non solo il loro paese ma l’intera aerea trasformandola in
un campo di battaglia minato che rischia di compromettere la pace in tutto il
pianeta. Roma, prima o poi, dovrà rendersi conto che il confronto anche
militare è inevitabile con chi vuole alterare gli equilibri e la stessa pace
nel Mediterraneo.
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