J’Accuse di Domenica 14 febbraio: il Messia e Draghi- sull’armata brancaleone raccolta dal dottor Draghi tra velleità e contraddizioni
J’Accuse di Domenica 14
febbraio: il Messia e Draghi- sull’armata brancaleone raccolta dal dottor
Draghi tra velleità e contraddizioni
Ci saremmo aspettati prima dell’annuncio della rosa dei ministri da parte del Draghi ad una squadra che riflettesse lo spirito del contesto fallimentare sia della classe partitica sia quello emergenziale del paese. Il presidente Draghi avrebbe potuto imporre una linea nuova e una squadra che rompesse con i personaggi tanto discussi e tanto discutibili che abbiamo conosciuto nelle passate compagini governative. Invece tutto è andato come l’avrebbero voluto loro ossia i segretari dei partiti che hanno visto nel governo nascente un’opportunità per riaffermarsi e soprattutto per dare il proprio contributo progettuale e clientelare nella gestione del malloppo che arriverà dall’Unione europea. La repentina conversione della Lega di Salvini all’europeismo ne è un piccolo esempio tanto significativo quanto simbolico per non parlare del ritorno di Berlusconi sul palcoscenico politico e la nomina dei suoi fedelissimi a tre dicasteri di rilievo. Non è, quindi, vero che Draghi come la stampa e le televisioni l’abbiano dipinto sia "l’uomo del destino", ma semplicemente l’uomo che ha ceduto alla partitocrazia che controlla il paese per poter tentare di dare un suo contributo sempreché sia approvabile e abbia connotati di un compromesso dell’armata Brancaleone raccolta per garantire al suo governo quella stabilità fumosa e fragile che dovrà ad ogni presa di decisione rilevante per le sorti del paese passare per l’avallo di tutti i componenti eterogenei dei segretari dei partiti. Il piccolo esempio che vi vorrei dare è che la fase progettuale dovrà vedere ciascuna parte componente il governo dare il suo contributo immaginifico e politico tendendo in considerazione gli interessi e gli sponsor economici che saranno coinvolti. Non sarà assolutamente una passeggiata nel vedere ad esempio il M5S insistere per il rinnovo del reddito di cittadinanza, il quale è considerato una misura assistenziale e onerosa, ( per il loro bacino dei voti nel Sud), dalle destre, i quali a loro volta hanno la loro visione e le loro soluzioni per la povertà che per essere risolta dovrà vedere in primis ripartire l’economia e le imprese in questo paese. La nomina della Carfagna a Ministra del Sud la dice lunga su queste contrapposizioni, rievocando pagine politiche e giudiziarie dove sia lo stato sia una parte dei partiti abbiano avuto una pesante responsabilità nell’aver abbandonato il Sud del paese al sottosviluppo e alle Mafie.
Vorrei chiudere questa breve riflessione addossando
una parte della responsabilità di quello che è accaduto all’inezia e all’assenza della dialettica in seno
al partito democratico che sembra abbia questa malsana capacità di piegarsi e di
adattarsi a qualunque contesto politico pur lasciare incollati i suoi notabili
ai loro posti. Una maggiore dialettica e un sostegno condizionato alla non
riproposta di alcuni nomi e di alcune pratiche spartitorie avrebbero in qualche
modo rivalutato il partito. Ma la verità come vi ho appena accennato è amara:
ci si deve essere al momento della gestione e della spartizione della "torta" tra
imprese e clientele politiche. Non si capisce anche perché anche il M5S abbia aderito
all’armata Brancaleone. Grillo e Di Maio sanno che è l’ultima occasione per
rimanere in sella, tanto hanno entrambi perso credibilità e autorevolezza.
L’Italia avrebbe non solo bisogno dell’uomo del destino, ma direi in modo
simbolico del "Messia". Draghi che tutti lodano non ha i suoi connotati. Se ne
parla però come se egli lo fosse sia nel paese sia in ambito internazionale.
Avrebbe però, a mio modesto avviso, posto una condizione: decido tutto io. Ma i
Giuda non gli lascerebbero mai campo libero né vita facile. La storia
repubblicana è ricca di esempi e di uomini come il presidente Moro che è stato
immolato per ragioni politiche oppure l’ultim: il Conte anche egli sacrificato
perché doveva lasciare spazio all’illustre banchiere: il nominato, al meno per ora…
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