J’Accuse del 18 agosto 2021 sul ritiro delle truppe occidentali dall’Afganistan e il ritorno dei Talebani a Kabul. Fallimento della teoria della costruzione delle nazioni democratiche con la forza”
J’Accuse del 18 agosto
2021 sul ritiro delle truppe occidentali dall’Afganistan e il ritorno dei
Talebani a Kabul. Fallimento della teoria della costruzione delle nazioni democratiche con la forza”
Sorprende davvero vedere il Presidente americano Joe Biden riconoscere
la decisione del ritiro dall’Afghanistan, motivandola non tanto dal
fatto stesso d’essere un accordo ereditato dall’amministrazione Trump, quanto
dall’idea molto originale e interessante che “l’America non può costruire le
Nazioni democratiche…” Una riflessione va fatta su questa vicenda alla luce
di quest’affermazione, tenendo presente le sue ripercussioni regionali e internazionali.
Vent’anni di presenza militare occidentale non sono bastati a costruire una
nazione democratica! Quante risorse sono state impiegate e quante vittime sono
cadute ma nulla è stato sufficiente per pacificare questo martoriato paese. Quell’identità
radialista e ortodossa combattuta e messa sotto stato d’accusa ha prevalso.
E come mai? Chiediamocelo con insistenza. Cerchiamo di riflettere profondamente su questa
vicenda traendone i dovuti insegnamenti. Perché Biden ha parlato di
costruzione delle nazioni? Evidentemente qualcosa non quadra. In altri
tempi, si sarebbe abbandonato la stessa Europa al suo destino? Alludo al
contesto del secondo dopo guerra, allorché gli americani, paladini della
democrazia, vincitori della seconda guerra mondiale decisero di sostenere le
giovani democrazie europee contro l’avanzata del comunismo. Erano altri tempi
ovviamente e se allora il presidente Truman avesse optato per un altro isolazionismo
dell’America, credo che non avremmo mai conosciuto quello sviluppo economico,
sociale e politico che aveva portato alla costituzione dell’Unione Europea così
come la conosciamo oggi. Ancora oggi la presenza militare americana in Europa è
di vitale importanza per la stabilità e la sicurezza del vecchio continente. Quest’esempio,
però, non è antitetico o superfluo rispetto al nostro tema centrale. Esso
dimostra quanto sia importante la volontà politica e progettuale nella
costruzione della pace e in generale della democrazia.
Ma che cosa non aveva funzionato nel caso afgano?
Le “Nazioni”, ancor prima delle “Democrazie”, hanno una radice profonda
nella storia. La stessa Unione europea, appena citata, costruita con il
decisivo aiuto americano, è un miscuglio di Nazioni, Culture, Lingue e Razze
difficile da gestire, in perenni conflitti, senza un radicamento nella storia,
né ideali e eroi comuni. Eppure è la volontà politica a reggerla ancora in
piedi nonostante le innumerevoli crisi vissute finora. Con l’avvento di Trump,
dei populismi e la Brexit questo gigante economico ha vacillato, ma la sua
tenuta è sempre fragile e sotto prova. Costruire una nazione, pardon, un insieme
di nazioni, che abbiano la stessa sensibilità e gli stessi ideali si rivela
tanto arduo quanto impossibile col passar del tempo.
Torniamo ora alla vicenda afgana dove americani e europei si sono
avventurati per costruire, nel loro immaginario, quella nazione democratica e
tollerante che alla fine si è deciso di abbandonare al suo destino. Quali
sono gli intrecci regionali e internazionali? Benché l’Afganistan sia una
nazione antica e abbia avuto dei fasti e degli splendori nei secoli passati,
oggigiorno appare come un teatro di miserie e di desolazioni che suscitano
paura e sconcerto. Il colpo di stato contro il regime monarchico nel 1973 e la
costituzione della Repubblica costituirono quell’evento che portò il paese ad
una perenne instabilità, che nel contesto della guerra fredda, determinò nel
1979 l’invasione del paese da parte dell’Armata Rossa. Si potrebbe dire che il
male più profondo e originario fu proprio l’ingerenza straniera, al plurale,
nel paese ritenuto un punto strategico e ricchissimo di giacimenti minerari nello scacchiere Mediorientale. Proprio
l’intervento sovietico e l’automatico intervento occidentale nel paese per
contrastarla diede luogo a quelle lacerazioni tra le componenti culturali ed
etniche del paese. La costituzione della Resistenza composta dai Mujahidin fu
fata ad opera della CIA. Armati e addestrati dagli americani, furono i
fondatori dopo la fine dell’occupazione sovietica nel 1989, di Al Qaeda, di cui
Bin Laden era il leader massimo. Ora se badate bene, le genesi del radicalismo
che diede vita a questi gruppi eversivi fu proprio un risultato dei diversi
interventi americano e sovietico. La cultura afgana prima d’allora non
conosceva questo fanatismo e queste pazzie. “Tutto questo male giunse per
snaturare e alterare la natura pacifica e tollerante della nostra nazione”,
direbbero gli afgani spiaciuti per la loro sorte. Comunisti, guerrafondai,
barbuti impazziti che interpretano male il Corano, sono arrivati per nuocere
alla nostra nazione.
Quello che l’Islam insegna ai propri fedeli è di rispettare il diverso e
tollerare colui che Dio non ha ancora deciso d’illuminare. “Togliere la vita
senza averne diritto è come uccidere l’intera umanità”. I talebani però hanno
avuto la meglio in questo scontro. A loro mi appello: avete davanti a voi una
grande missione storica: ridare lustro e splendore a quella nazione afgana al
plurale, salvaguardandone le specificità e le culture. La civiltà islamica
aveva trionfato solo quando aveva tutelato i diritti delle minoranze, delle
donne e investito nella scienza e nel progresso. La prima parola che scese sul
profeta Mohammed è: “studia”. Studiate quindi e siate un esempio di tolleranza
e di convivenza. L’affermazione del Presidente Biden circa la costituzione
delle Nazioni riguarda in primis voi. Siate capace di ostruire una nazione
afgana che sia esempio per le altre. Non siate ingiusti. Trattate i più deboli
con giustizia e benevolenza. Aprite le vostre menti al progresso sano. L’Islam
autentico è scienza e progresso. Fate che i figli dell’Afganistan siano liberi
e abbiano diritti e sogni come tutti i figli della terra. La posta in gioco è
alta ma solo la conoscenza e la saggezza possono ridare al paese la pace e la
prosperità che esso merita.
Il concetto di costruzione delle nazioni enunciato da Biden introduce un
terremoto politico nelle relazioni internazionali. La Libia e l’Iraq sono due
paesi dove le ingerenze straniere sono pesanti. Erano nazioni "normali" governate
da efferate dittature. Oggi sono nazioni in costruzione e anche qui il concetto
suscita sdegno e rabbia. La forza militare degli occidentali è spesso cieca e
per nulla rispettosa dei diritti di quelle nazioni. Immaginiamo se gli
americani si ritirassero domani dall’Iraq. Quale il caos che vedremo lì? E non
era meglio orientare la Libia di Gheddafi verso la democrazia, anziché annichilirla
con la demolizione del suo regime?
Le contraddizioni sono tante. Solo l’arbitrio e la violenza sono demolitori
e inventori delle nazioni. La forza militare è fonte di un diritto artificioso che dura il tempo che trova. Le nazioni autentiche durano in eterno quando
sanno mantenere e coltivare quel cemento metafisico che li unisce e che non si può
costruire con le armi. Solo il popolo afgano, così come quello libico, irakeno,
possono costituire o direi ricostituire quell’identità nazionale, frutto di
miti, eroismi e risorgimenti, che le grandi nazioni hanno nel loro Dna.
Condivido, in conclusione, la decisione del ritiro americano. L’America
dovrà ristabilire le sue relazioni con il mondo su una base di dialogo e di
rispetto. Solo in questa maniera potremo costruire un mondo migliore.
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