J’Accuse di Domenica 14 novembre sull’omelia domenicale di Papa Francesco sul dolore e la povertà…




Dice Papa Francesco che la vicinanza ai poveri è doverosa in un mondo che si connota giorno dopo giorno e in maniera crescente d’indifferenza e di disuguaglianze. “Bisogna uscire dai propri inferni personali per guardare alle sofferenze degli altri, toccare le loro ferite e dare per quanto si può sollievo e amore a chi ne ha bisogno…”. Questa è la missione non solo dei cristiani ma degli uomini in generale. Il Papa usa una metafora assai significativa: parla degli alberi e delle loro foglie che concorrono ciascuna a pulire l’ambiente ridandogli quell’ossigeno di cui noi necessitiamo… Ora gli uomini di buona volontà, secondo il Papa devono agire alla stessa stregua delle foglie degli alberi, nel fare il bene e nel sostenere i più deboli e i più fragili della società. Riflettenfo profondamente su queste parole, avvertiamo nelle parole di Francesco quasi quasi una vera e propria utopia. Gli uomini, al meno quelli potenti e interessati dal discorso del Papa sono tutt’altro che occupati nel bene e nella solidarietà. Osserviamo con rammarico e disincanto che le società industrializzate e più opulente abbiano ecceduto nell’adorazione del proprio “Io nazionale” e nell’accumulo delle ricchezze e del potere, a scapito ovviamente dei più deboli, impadronendosi di risorse che non li appartengono, privando non solo i più deboli del loro utilizzo ma persino del loro stesso futuro. E’ bene sì, le parole del Papa hanno una risonanza non solo sul piano individuale ma un diretto riflesso sul piano globale dove le nazioni più ricche depredano da secoli risorse in modo arbitrario e ingiusto, minando gli equilibri plurisecolari e la stessa vita e salvezza. E’ una vergogna sentir parlare di conferenze, come quella di Glasgow dove tutto si dice meno l’essenziale: la responsabilità di coloro che ci hanno portato fin qui è immane. Nessuno si fa un vero e proprio esame di coscienza. Tutti tentano l’inganno e la difesa di quegli stessi interessi che sono il frutto di questa desolazione che è insita in questo modello di sviluppo e in queste politiche di prevaricazioni e di dominio praticate fin qui dai paesi cristiani occidentali. Ora il vero cristiano, così come è stato descritto dal papa nell’omelia odierna, deve assomigliare a quella minuscola foglia che con il suo contributo concorre a sanare gli squilibri e il fabbisogno dell’uomo. Chi ora secondo voi è scristiano?

L’omelia del papa di questa domenica è un discorso etico di portata universale che trascende le fedi e le ideologie per riassumere quello che oggi un uomo dai principi saldi e integri debba essere: l’egoismo e l’indifferenza che pullulano oggi nella società sono il vero nemico dell’umanità. Una società fondata sulle speculazioni e sul lucro illimitato e sregolato è quell’immagine infernale che richiama al decadimento e ad un declino etico, politico e culturale presente e diffuso oggi nel mondo. La salvezza, direi in fine, riallacciandomi, alle parole di Papa Francesco, è nel ritorno alla fratellanza e a quell’umanità abbandonata dai potenti e gli speculatori d’ogni matrice e fede.

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