Dice Papa Francesco che la vicinanza ai poveri è doverosa in un mondo che
si connota giorno dopo giorno e in maniera crescente d’indifferenza e di
disuguaglianze. “Bisogna uscire dai propri inferni personali per guardare alle
sofferenze degli altri, toccare le loro ferite e dare per quanto si può
sollievo e amore a chi ne ha bisogno…”. Questa è la missione non solo dei
cristiani ma degli uomini in generale. Il Papa usa una metafora assai significativa:
parla degli alberi e delle loro foglie che concorrono ciascuna a pulire l’ambiente
ridandogli quell’ossigeno di cui noi necessitiamo… Ora gli uomini di buona volontà,
secondo il Papa devono agire alla stessa stregua delle foglie degli alberi, nel
fare il bene e nel sostenere i più deboli e i più fragili della società. Riflettenfo
profondamente su queste parole, avvertiamo nelle parole di Francesco quasi
quasi una vera e propria utopia. Gli uomini, al meno quelli potenti e interessati
dal discorso del Papa sono tutt’altro che occupati nel bene e nella
solidarietà. Osserviamo con rammarico e disincanto che le società
industrializzate e più opulente abbiano ecceduto nell’adorazione del proprio “Io
nazionale” e nell’accumulo delle ricchezze e del potere, a scapito ovviamente
dei più deboli, impadronendosi di risorse che non li appartengono, privando non
solo i più deboli del loro utilizzo ma persino del loro stesso futuro. E’ bene
sì, le parole del Papa hanno una risonanza non solo sul piano individuale ma un
diretto riflesso sul piano globale dove le nazioni più ricche depredano da
secoli risorse in modo arbitrario e ingiusto, minando gli equilibri
plurisecolari e la stessa vita e salvezza. E’ una vergogna sentir parlare di conferenze,
come quella di Glasgow dove tutto si dice meno l’essenziale: la responsabilità
di coloro che ci hanno portato fin qui è immane. Nessuno si fa un vero e
proprio esame di coscienza. Tutti tentano l’inganno e la difesa di quegli
stessi interessi che sono il frutto di questa desolazione che è insita in questo
modello di sviluppo e in queste politiche di prevaricazioni e di dominio
praticate fin qui dai paesi cristiani occidentali. Ora il vero cristiano, così
come è stato descritto dal papa nell’omelia odierna, deve assomigliare a quella
minuscola foglia che con il suo contributo concorre a sanare gli squilibri e il
fabbisogno dell’uomo. Chi ora secondo voi è scristiano?
L’omelia del papa di questa domenica è un discorso etico di portata universale
che trascende le fedi e le ideologie per riassumere quello che oggi un uomo dai
principi saldi e integri debba essere: l’egoismo e l’indifferenza che pullulano
oggi nella società sono il vero nemico dell’umanità. Una società fondata sulle
speculazioni e sul lucro illimitato e sregolato è quell’immagine infernale che
richiama al decadimento e ad un declino etico, politico e culturale presente e diffuso
oggi nel mondo. La salvezza, direi in fine, riallacciandomi, alle parole di
Papa Francesco, è nel ritorno alla fratellanza e a quell’umanità abbandonata
dai potenti e gli speculatori d’ogni matrice e fede.
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