J’Accuse del 10 febraio sulla crisi politica interna ai 5
stelle
Certo siamo partiti con gli
slogan e le canzoni di “uno vale uno”. Ora ci troviamo alla profonda crisi valoriale e di leadership che rischia di dare
il colpo di grazia finale a questo Movimento. Oggi nessuno vale come l’altro e
lo scontro Di Maio/ Conte lo dimostra. E’ uno scontro che oppone non solo due
approcci politici alla gestione del Movimento, ma anche due o più fazioni che
hanno sensibilità e visioni diverse. Eppure solo qualche anno fa tutto
sembrava rose e fiori. L’entusiasmo era alle stelle, finché non si scontrò
drammaticamente con la realtà del governo del paese e poi con gli egoismi dei
signori rappresentanti del popolo, che oggi non disdegnano d’essere chiamati
anche loro “onorevoli”. Siamo ben
lontani dalla logica dell’uno vale uno, perché il culto della personalità che
alcuni personaggi e la cura dei propri interessi e tornaconti personali hanno preso il sopravvento sui valori originari che hanno lanciato il Movimento.
Ma che cos’è successo e perché l’interesse
gli ideali sono scemati?
Tutto quello che abbiamo visto in
quest’anni dalle esperienze di governo
e alla gestione stessa del movimento
avevano in qualche modo tradito e allontanato la gente dal Movimento. Prima il
governo con la Lega aveva in qualche modo indebolito i grillini. La personalità
e le politiche varate con lo scambio reciproco dei favori e dei voti per i
progetti e programmi rispettivi di governo avevano snaturato e svuotato il
movimento da quei ideali e valori che lo avevano contraddistinto all'inizio. Questo compromesso
è costato tanto in termini di credibilità e di consenso politico e questo lo
abbiamo visto nei sondaggi. In secondo luogo, il governo con il PD,
sebbene si era fatto in una fase emergenziale, esso fu approvato non come una libera
scelta, ma come un modo per rimanere incollati alle poltrone di governo…, da Di Maio e compagnia bella.
Proprio quest’incapacità di poter dire no, forgiando il proprio cammino, e di rimarcare il proprio campo idealistico e valoriale, sono stati e rimangono, letali per questa composita formazione politica.
Spesso ci siamo sentiti dire che i
grillini non sono né di sinistra né di destra, invece proprio la mancata
definizione di un’identità politica da mettere in gioco, come si usa nel
marketing politico, aveva svuotato di ideali e allontanato la base dai vertici. Lo stesso reddito di cittadinanza, sebbene sia una misura opportuna nella lotta alle disuguaglianze, esso va corretto e rivisto in quanto rimane una misura che da una parte pesa enormemente sul bilancio dello stato già appesantito dai debiti colossali accumulati dai governi precedenti e dall'altra non può assolutamente diventare il pilastro di propaganda sul quale si costruisce il consenso del M5S.
Oggi si parla del dualismo Di
Maio/Conte. A mio avviso è una battaglia tra due fazioni politiche, squisitamente egotistica e deleteria, per il
potere e la leadership. La mia perplessità aumenta quando sento
parlare che "quelli di Di Maio" vogliono far approvare il terzo mandato per poter rimanere al meno un'altra volta dopo l’attuale legislatura. Allora
vedete che uno non vale più uno. La
gestione di Di Maio del movimento è stata personalistica e quasi familistica: egli aveva avuto in quest’anni un potere assoluto nella scelta degli uomini e nella
selezione delle classi dirigenti. Colpa di grillo che glielo ha conferito e appoggiato. In questo contesto egli aveva coltivato e accumulato tanto seguito e non gli
va oggi di lasciare tutto al suo professore Conte. Mi ricordo dei famosi requisiti che di
volta in volta venivano posti sul portale Casaleggio per accedere alle
candidature: era un modo per marginalizzare e dissuadere i militanti a
presentare le loro candidature…,Tutto era
congegnato come in un’Associazione chiusa ed esoterica. Quanta rabbia nel
vedere tutte quelle porcherie che avevano inventato e quelle selezioni che
avevano fatto in modo arbitrario e clientelare! Dal Senatore Paragone che gli ha traditi al comandante Gregorio De Falco che la sbatté la porta in faccia…, la lista è lunga. La rottura con Casaleggio e Di
battista, il cambio di casacca frequente dei parlamentari, la nascita delle correnti
e delle opposte fazioni hanno dato il via al caos. Il terzo mandato rimane la
cosa più inaccettabile. Davanti a tutto ciò sentiamo la voce di Grillo e sembra
quella di un vecchio lupo solitario incapace d’incidere sul destino della sua
creatura oramai indebolita e snaturata per sempre.
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