J’Accuse del 24 febbraio 2022 sulla guerra all’Ucraina-
quando la follia prevale sulla ragione
per la cronaca: leggo sul giornale: il sindaco sala minaccia il Maestro
russo Valery Gergiev: «Condanni l’invasione o non dirigerà più alla Scala» Credo sia ingiusto e incivile coinvolgere un musicista in queste guerre. Usate la gentilezza non l'arroganza che caratterizza la vostra vita. Solidarietà al maestro, a prescindere dal suo punto di vista.
Leggendo stamane le prime notizie
sul web, la notizia dell’attacco contro l’Ucraina arriva come un elettroshock
Essa occupa e monopolizza l’attenzione di tutte le testate giornalistiche: “Putin
l’ha fatta franca!”. Tutti speravano che non accadesse! Invece, l’attacco era
atteso da giorni e lo sapeva l’intelligence americana che guarda con gli occhi
dei suoi satelliti spia i confini russo ucraini. Peccato! La guerra è guerra. Essa genera
orrore e violenze e occorreva assolutamente scongiurarla. Ma come siamo arrivati fin qui?
Se ricostruissimo gli eventi che
hanno connotato questa escalade un dato ci
colpisce: è il carattere irremovibile della posizione occidentale nei confronti
della Russia. Il Cremlino aveva chiesto all’occidente quello che voleva: vale a
dire una rinegoziazione delle regole
sulla sicurezza in Europa: ivi compreso l’allargamento della Nato. Questo
ovviamente avrebbe rimesso in discussione la sua stessa presenza nei paesi dell’Europa
orientale e si sarebbe dato luogo, di comune accordo, ad un’Area dei paesi orientali, svincolata
dalle alleanze militari e magari neutrale.
La risposta dell’America, che guida l’alleanza Atlantica, fu un secco no. Biden, in qualche modo, poteva trattare su questa questione che i russi considerano vitale e strategica per il loro paese. Si è scelta la fermezza e l’inflessibilità e nonostante gli sforzi infruttuosi delle diplomazie europee, molto servili e allineate sulla linea della casa Bianca, alla fine davanti alle prevaricazioni e alle violenze che vengono perpetrate quotidianamente contro le popolazioni filorusse del Donbass, si è scelto di agire per ripristinare lo status quo del paese, secondo la Russia.
Questa guerra, è prima di tutto
una sconfitta delle democrazie occidentali, le quali per decenni non sono state
in grado di costruire una relazione di collaborazione durevole con Mosca. Ad un
iniziale riavvicinamento nella decade successiva alla caduta del Muro di Berlino,
segue quella successiva che ci porta fino ad oggi dove affioravano le
difficoltà e le incompatibilità. Il primo banco di prova, nel contesto magico,
quando la Russia entrò a far parte del G8, furono le guerre contro l’Iraq e
quelle causate dalla cosiddetta “primavera araba”. La guerra della nato contro
la Libia suscitò le ire di Putin, che accusò quest’ultima di aver violato le
risoluzioni autorizzative dell’ONU. Poi giunge la questione dell’adesione dell’Ucraina
all’Unione europea e quindi alla Nato. Fu come direbbe il poeta “il peso di quella
piuma che ruppe il dorso del cammello”. L’espulsione dal G8 conseguente all'annessione della Crimea e allo scoppio della guerra nel Donbass filorusso nel 2014
e l’adozione delle sanzioni contro Mosca caratterizzeranno il periodo
successivo fino ai nostri giorni.
Leggendo oggi un articolo sulla
gentilezza, mi sono chiesto come mai i nostri governanti non sono così gentili
con i nostri avversari quali i russi o cinesi o gli arabi…la lista è lunga. L’occidente,
o almeno quelle cupole al potere, guidati da strateghi e scienziati, non sanno
esserlo. Conoscono solo la lingua della conservazione degli interessi
acquisiti. Sarebbe stato più edificante ascoltare e immedesimarsi, nelle
posizioni del Cremlino, sforzarsi di comprendere il loro punto di vista e
confrontarlo con i benefici che esso avrebbe apportato, che mettersi sui piedi
di guerra con le minacce di sanzioni e l’invio delle armi a Kiev. Manca la
gentilezza e il rispetto del diverso. Il discorso che si fa spesso sulle
dittature ritorna come un boomerang, se analizziamo i crimini e le ingiustizie
di un tempo e di quelle che sono taciute dai media occidentali asservite ai
poteri forti. Nessuno ha il monopolio della verità e men che meno della
democrazia e della giustizia. La guerra si poteva evitare, ma essa è un raccolto
velenoso delle nostre follie e egoismi. La guerra è la continuazione della
diplomazia con altre armi. La Russia si prenderà ciò che l’allargamento e l’irriconoscenza
le avevano tolto. Se non si rispetta, sé
stessi, come Tolstoj disse come si può pretendere il rispetto dagli altri.
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