J’Accuse sui venti di guerra che rischiano d’infiammare l’Europa e il mondo…
E’ chiaro che la genesi di tutti i problemi sia una sola: l’idea dell’allargamento
ad Est, sia dell’Unione Europea sia della Nato, ed in qualche modo la madre di
tutte le idiozie. Ve lo spiego con poche righe.
Il progetto originario di un’Europa che va dall’Atlantico agli Urali è
oramai, nella situazione attuale, impraticabile sennò addirittura
controproducente. Abbiamo visto come la costruzione delle Comunità Europee,
nate nel 1957, con l’iniziativa dei principali paesi occidentali, sulle rovine
del secondo conflitto mondiale, fosse stata concepita come una grande idea
maturata nelle menti dei politici dell’epoca per costruire uno spazio europeo
di prosperità economica e intesa politica. Nel corso dei decenni che seguirono
questa grande idea si consolidò ma si scontrò con gli egoismi politici
nazionali. Si optò allora per creare uno spazio monetario ed economico comune
nella speranza che le riforme economiche via via varate avrebbero anche dato
quella spinta politica per armonizzare e unificare l’Europa politicamente. L’Europa,
tuttavia, si crogiolò nelle sue inconciliabili diversità culturali, storiche,
politiche e spesso economiche. Abbiamo visto come l’allargamento ad Est dell’Unione
Europea, nata il 1 novembre 1993, a Maastricht, Paesi Bassi abbia senza ombra di
dubbio evidenziato tali diversità e direi incompatibilità di fondo con alcuni
paesi dell’Europa orientale. Quest’allargamento, frettoloso e portato da menti
senza scrupoli che miravano solo ad allargare il mercato interno europeo portò chiaramente ben pochi benefici economici e politici ai paesi interessati, ma non diede luogo
ovviamente a quell’idea di Europa "grande, coesa e unica Nazione", tanto sognata dai padri
fondatori. La mancanza dei riferimenti cultuali e storici comuni, propri dei paesi orientali, per giunta, complicati da percorsi, approcci e visioni spesso diametralmente opposti con
quelli dei paesi fondatori dell'Europa occidentale, costituiscono proprio quell’ostacolo quasi
insuperabile alla realizzazione dell' Unione politica. Non vorrei dilungarmi su
questa premessa. Ma vorrei farvi rimarcare quanto siano diverse le linee politiche
portate dai paesi di Vizegrad, ad esempio, rispetto a quelli dei paesi
fondatori dell’Unione. La mia domanda a voi ora: quali vantaggi politici ed
economici abbia portato quest’allargamento ad est all’Europa occidentale?
E’ chiaro quando affrontiamo l’altro dossier scottante dell’allargamento
della Nato ci risultano allo stesso modo delle evidenti contraddizioni e incongruenze
di fondo. Ve lo spiego meglio:
Una volta caduto il muro di Berlino e smantellata l’Unione Sovietica, il
ruolo di questa organizzazione militare nata per
contrastare quella opposta dell’allora Patto di Varsavia doveva essere
ridefinito: chi erano i nemici alla sicurezza dei paesi atlantici?
In qualche modo l’allargamento
ad Est, in un’epoca come quella successiva alla caduta del muro di Berlino, non
era mai stato concordato con i russi, visto che allora questa questione li era indifferente,
perché avevano dentro il loro paese molti altri problemi da risolvere, ma tale graduale
allargamento era sentito dai loro responsabili di sicurezza, come un
avanzamento verso i loro confini. E perché? Domandatevi perché la Nato voleva
aggiudicarsi tutti gli spazi attorno alla Russia? In verità, benché fu promesso
a Gorbaciov in via informale, che ciò non sarebbe mai successo, cioè che tale
allargamento non sarebbe mai avvenuto, la Nato lo aveva attuato perché non fu scritto
nulla allora, nero su bianco, che garantiva gli spazi strategici attorno alla
Federazione Russa. Questa richiesta di garantire per iscritto le regole sulla
sicurezza in Europa giunge dopo 33 anni dalla caduta del muro di Berlino da una
Russia isolata, sanzionata e marginalizzata dai paesi occidentali, per diverse
questioni relative alle guerre in Nord Africa, Libia Siria, Iraq e infine l'Ucraina. Oggi, come
da quando Putin è arrivato al potere, il Cremlino non accetta più questa linea
dell’allargamento, ritenuta minacciosa per il suo paese, in un momento dove la
morsa delle sanzioni economiche pesa enormemente sull’economia russa. Se il
fine giustifica il mezzo, come direbbe Machiavelli, a quale fine s’istallerebbero
delle basi sul confine russo?
In questo clima dei venti
impellenti di una guerra che rischia di allargarsi, le leadership europee,
sembrano rassegnate a questa linea inflessibile e intransigente del presidente
Biden. Si rimpiangono i suoi predecessori per non aver spinto fino a questo
punto la tensione con i russi. Se ne assuma lui la sua responsabilità se una
guerra nucleare dovesse scoppiare con Mosca. Il presidente John Fitzgerald Kennedy,
durante la crisi di Cuba nel 1962, quando "le dita erano pronti a premere sui bottoni", si disse che pensava ai figli dell’umanità e diceva che, noi abbiamo vissuto
al meno fin qui, diamo anche ai nostri figli il diritto di poterlo fare. Biden
oggi sembra portato a pensare ai soli progetti di allargamento della Nato. Le
vite non l’interessano. J’accuse crede che l’Europa abbia commesso un
grande errore politico: occorreva non affrettare l’allargamento ma creare uno
spazio comune di collaborazione e d’intesa con questi paesi le cui storie e i
cui approcci alla visione del mondo sono ben diversi dai nostri. Quanto alla
sicurezza, essa doveva coinvolgere anche la Russia. La sua rinascita era
stata rapida e incalzante per gli americani che speravano che sarebbe anche
essa crollata. Il suo crollo avrebbe rappresentato in ogni caso un disastro
globale. Il presidente Putin ha evitato in qualche modo questa caduta. Per
contro si è creato, con le congiure e le ingerenze occidentali, un clima di veleno
e di sfiducia. Nessuna democrazia è perfetta, persino quella americana in mano ai loby e ai poteri forti. La soluzione ottimale a questi conflitti è quella
della condivisione e del rispetto. Si
poteva creare un’Unione degli Stati dell’Europa orientale sganciata dalla Nato
e dalla Russia, con fondi europei ad hoc di armonizzazione delle politiche.
Quello a cui assistiamo, invece, da anni, è un coacervo di nazioni che si
guardano in modo diffidente e che non sanno nemmeno comunicare con le 27 lingue
comuni…, ossia le 27 egoismi nazionali.
L’uscita del Regno Unito
dall’Unione europea la dice lunga su quello che vi ho appena spiegato. Occorre
riguardarsi in faccia e riconoscere le proprie follie: alla ragione di
riscrivere la storia e le regole mai condivise.
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