Chi meglio di Shakespeare poteva incantare i senatori?
Amleto con la sua voglia di vendetta allegorica e innata. E’ vero che le
tragedie umane si assomigliano e si ripetono in continuazione. La peste è una
grande tragedia umana che necessita una grande capacità e l’impegno per fronteggiarla.
La complicità e la corruzione dilagante sono dei mali assoluti come la peste.
La gente è tradita come lo fu il poeta Orfeo dalla sua amata e prediletta Euridice.
Non essere corrisposti è un dramma infinito. Il popolo in qualche modo lo è e
il Senato è un un’altra Euridice, vista tale anche dall’Orfeo. Ora tocca a lui
parlare e incantare le pecore…
Userà la sua lira?
Orfeus davanti alle pecore! Incanto e disincanto. L’eterno amore non corrisposto
O voi che amate il potere e io la Vendetta!
Così ripeté Shakespeare, chi dopo Amleto?
Saprò guarire il popolo stremato e infetto…
Che morite di morsi di serpenti come la sua prediletta
Guardandovi, ho il mal di cuore…
Perché solo io sento questo odore nauseando?
Non è lo zolfo quella bruttezza del vostro animo immondo!
Poi guardò con sarcasmo l’assemblea e disse: che pecore!
Orfeo si fece avanti con la sua lira
Guardò anche egli con scherno i senatori.
Tutti voi! Mi ricordate Euridice e tutti i dolori
Qual amore! qual pietà ora m’ispira?
Lo sapete qual è il male assoluto?
E’ un amore non ricambiato, non corrisposto
Qual colpa ha il popolo se governate ad ogni costo!
Purché ogni vostro privilegio non venga perduto
Ahi! Gridò ancora Orfeo e disse
A quel punto i senatori iniziarono a temere il peggio
Perché un semplice poeta ha la forza di prendere dileggio
E di mandarvi persino all’apocalisse
La vostra è come una nave che perde il suo ormeggio
Temete o senatori la mia ira!
La morte ora s’aggira, s’aggira
Come il vento, va in passeggio
Accarezza ogni casa, ogni podere
Vedo i serpenti pronti a mordere…
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