J’Accuse del venerdì 25 marzo 2022 sulla linea della fermezza della Nato in relazione alla guerra d’ucraina
J’Accuse del venerdì 25 marzo 2022 sulla linea della
fermezza della Nato in relazione alla guerra d’ucraina
La follia è una malattia
Come il fuoco si diffonde
come l’alta marea le sponde
E la ragione appare tirannia
Perché appunto siamo di fronte ad
un vicolo cieco? In questa guerra per l’Ucraina tutti sembrano allineati su una
posizione di fermezza e d’inflessibilità verso le richieste della Russia.
Eppure se la Nato avesse voluto evitare questo calvario al popolo ucraino,
avrebbe, in qualche modo direi, trattato sulle richieste fatte da Mosca: vale a dire la riscrittura di un nuovo
ordine di sicurezza nel continente europeo. Quest'indisponibilità o
indisposizione della Nato ha generato la follia della guerra, ossia di prendere
ciò che la diplomazia aveva fallito a dare. Ecco perché quando parlo nel piccolo
componimento preambolo a quest'articolo della tirannia della ragione, alludo
proprio a questa superbia, inflessibilità, arroganza insita nel non voler
ascoltare l’altro diverso da noi, sicché la nostra ragione diventa proprio il
germe della stessa tirannia che noi, accusiamo nell’altro. La Nato ha le sue
colpe nel non aver instaurato un clima di collaborazione e di fiducia con la
Russia. Ieri il Santo Padre Papa Francesco ha condannato questa ragione di cui
vi ho parlato: ha detto testualmente che chi si accinge ad aumentare le sue
spese militari, perché appunto incapace di costruire un mondo di pace, si avvia
verso la pazzia. L’indifferenza e la disinvoltura che noi abbiamo visto nei
volti dei leader Nato in summit a Bruxelles, la dice lunga sullo sciagurato
momento che stiamo attraversando e sui rischi di un allargamento del conflitto.
Il linguaggio minaccioso è diventato la moneta corrente e la mancanza di un
faro che illumini questi governi piegati da una ragione di stato, priva d’ogni
fondamento etico e politico di lungo raggio, ci sta portando versi gli inferi…
A voi il mio monito. Alla follia
della distruzione va contrapposta non solo la guerra ma anche una profonda riflessione
sul perché non si è evitato tutto quest’orrore.
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