J’accuse del 25 aprile
sul significato della resistenza ai tempi della guerra in Ucraina
A sx: Vedova, Combattimento, 1948. A dx: Pizzinato, Un fantasma percorre l’Europa, 1950
Un tempo erano i partigiani a resistere contro l’occupazione tedesca del
nostro territorio nazionale in un contesto complesso e drammatico di un
conflitto mondiale quale fu la seconda guerra mondiale. La resistenza era
quello strumento naturale per riappropriarsi dei propri diritti naturali e per
riaffermare la dignità del nostro paese come una nazione portatrice di grandi
ideali e i valori comuni della civiltà umana. La parentesi del fascismo fu appunto
una follia del regime fascista e di coloro che numerosi lo avevano sostenuto.
Ma il risveglio da quell’ebbrezza collettiva fu traumatico e per certi versi quasi
provvidenziale, direi. Ma il prezzo pagato per riconquistarsi quella libertà e
democrazia fu alto sia in termini politici sia umani. Abbiamo dovuto rinunciare
a parte della nostra sovranità nazionale e ripudiare la guerra. Abbiamo altresì
predisposto e varato dopo quasi due anni di assemblea costituente una delle
costituzioni più garantiste e democratiche del mondo e abbiamo aperto il nostro
paese a coloro che ci hanno liberato, offrendoli le nostre basi e tutto quello
che avrebbe comportato la subalternità militare e politica. Ma alla fine siamo
rimasti, in questo contesto, fedeli a quei valori e attaccati a quella dignità
che gli stessi partigiani avevano difeso e riaffermato di paese dalla grande
civiltà politica e culturale. Oggi nello scenario ucraino rispunta la parola
Resistenza con tutte le strumentalizzazioni e la disinformazione del caso. E’
giusto che gli ucraini resistano alla decisione della Russia di annettere parti
del loro paese? Ovviamente nessuno vita a tale popolo di resistere, ma quello
che osserviamo è che il teatro ucraino, nolente o volente, sta diventando un
palcoscenico di sperimentazione delle armi e di affermazione dell’egemonia
militare degli uni e degli altri. La verità, come è stato ribadito dal
presidente dell’Associazione Nazionale dei partigiani d’Italia è che l’invio
delle armi e dei mercenari a dei combattenti che avevano nulla con gli ideali
di libertà e di democrazia da loro difesi, non rappresenta una soluzione ma un
aggravamento del problema. La stessa ostinazione con la quale il Presidente
Biden sta trascinando tutti verso la guerra è un problema che investe proprio quella
libertà e dignità difesi un tempo. Se noi dovessimo seguire i dictat, senza
usare le nostre coscienze; se dessimo le nostre basi e i nostri uomini in
imprese militari rovinose e costose per l’umanità, allora ciò vuol dire che
abbiamo perso ogni insegnamento e ogni buonsenso. La resistenza ha diverse
sfaccettature e in questo momento essa s’erge a difesa degli equilibri
geopolitici e della pace mondiale. Le prevaricazioni non sono assolutamente una
soluzione ai problemi e men che meno debbono diventare la regola.
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