J’accuse di Venerdì 7 ottobre 2022 sul rischio di Armageddon
ammesso dal Prédsidente Biden
Un improvviso cambio di rotta segna la politica estera americana in queste ore. Biden si sta forse ravvedendo che il suo sostegno a Zelensky e agli ucraini si sta rivelando come un boomerang contro non solo noi altri (europei e non solo), pagandone le nefaste e insostenibili conseguenze economiche, ma contro la stessa sopravvivenza dell’umanità. Nel citare Armageddon, Biden vuole rendere l’idea di quanto possa essere probabile un’escalation nucleare letale e incontrollabile per tutti in questi momenti così difficili per i russi, allorché sul terreno le orde equipaggiate dalla Nato e appoggiate dall’intelligence di tutti i paesi europei stanno recuperando sempre di più zone strategiche del Donbass. Il volto di Joe non è quello arrogante e deciso delle ore del suo “sfottimento” dei russi e del loro comandante in capo Putin, ma sembra rabbuiato e grave: evidentemente qualcosa non gli torna. Certamente i suoi calcoli sono in qualche modo imprecisi. La cosa che ce lo fa dire è semplice. Molto più semplice di quando lo avessimo immaginato: alla fine si presenta davanti alla stampa libera del suo paese e annuncia: siamo sull’orlo della terza guerra mondiale. La crisi è più grave di quella dei missili di Cuba del 1962, dal momento che i soggetti coinvolti sono molteplici e i danni finora arrecati sono immani. La domanda che sorge naturale quando parliamo di danni è la seguente: quanti danni dobbiamo ancora sopportare perché la sua maestà Biden si convinca della necessità di aprire un dialogo con il Cremlino per trovare una soluzione diplomatica alla guerra nel Donbass? Evidentemente anche Biden è osteggiato nel suo stesso paese da chi lo avverte quotidianamente sui pericoli imminenti della crisi ucraina. Ieri però abbiamo visto un altro Biden. Questa volta i rapporti della CIA sono chiari: Putin non scherza. Ma lo sapevamo tutti che non scherzava, non ci voleva l’intelligence per capirlo. E allora finalmente l’intraprendente Segretario di stato Blinken apre ad una soluzione negoziale con il Cremlino. Che rabbia però nel rimarcare amaramente che tutto ciò si è giocato sui nervi di “noi altri” e sulla pelle di chi ha perso tutto per colpa di questa guerra, infine sulla stessa nostra sopravvivenza! Il problema centrale rimane la narrazione di questa vicenda: non è uno scontro tra democrazie e totalitarismi. Lo sapevamo già che la Russia era una democrazia alla russa( ai suo esordi con tutte le contraddizioni e limiti) e che l’occidente è quello che è: un mondo ipocrita che attrae e illude fondato sullo sfruttamento delle risorse strappate alle nazioni povere, spesso con le prevaricazioni e la forza. La verità, amici, è che questo scontro rievoca i conflitti del diciannovesimo secolo allorché tutti i nazionalismi europei aspiravano al dominio e alla forza. La questione ucraina rientra nei disegni egemonici di entrambi i contendenti ed è per questo che rischiamo d’essere immolati tutti noi a questa finalità di dominio. Biden però si è reso conto dei rischi che corre la sua stessa America. Ma è ancora in tempo per correggere rotta? Lasciamolo immaginare quale via d’uscita riservare a sé stesso, ancor prima che a Putin come ha dichiarato ieri sera. Vedremo bene fin dove arriverà il suo realismo politico.
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