J’Accuse del mercoledì 25/01/2023
sull’invio dei carri armati Abrams e Leopard all’esercito ucraino
Così
citava l’articolo odierno della Repubblica sull’invio dei carri armati
occidentali all’Ucraina: “se un orologio fermo ha ragione due volte al giorno, quello
dell’apocalisse può averla almeno una volta. Si può soltanto sperare che non sia questa. Il
Bollettino degli scienziati atomici ha appena spostato le lancette che, secondo
le loro considerazioni e previsioni, avvicinano alla fine del mondo. Ora sono
ad appena 90 secondi dalla simbolica mezzanotte che indica il traguardo dei
tempi…”. Ed è per la prima che m’imbatto contro un articolo che allerta le coscienze
del mondo occidentale: la guerra atomica è sempre più vicina. Anche il monito
di J’accuse va proprio a quelle coscienze narcotizzate dalla propaganda e dalla
rassegnazione verso le loro classi dirigenti, di quest’opinione pubblica
occidentale rea d’inezia e di immobilismo verso un suo vertice politico e
militare tutto volto a portare la tensione alle stelle con la Russia di Putin e
guarda caso per una vaga questione di “rispetto
dei valori comuni”. La cosa fa più ridere che piangere! Quale questione del
rispetto dei nostri valori comuni può immolarci a questa ragione di stato? Fino
all’altro ieri nessuno nominava né Zelensky né l’Ucraina. Ora l’uno e l’altra contano più delle nostre vite e delle nostre certezze. La nostra sicurezza si
costruisce con il dialogo e la fiducia reciproca con i nostri partner trattasi
di coloro che credono nei nostri valori o coloro che hanno valori diversi (
come i russi, cinesi e mussulmani). Questa
sacra questione dei valori è lo strumento con il quale la nostra stessa
identità democratica, comprese le nostre istituzioni democratiche, sono state messe
in secondo piano, a loro volta, per consentire a cupole di potere molto
discutibili di prendere decisioni senza il nostro consenso, così come avviene
oggi. In questo contesto la consegna dei carri armati appare non solo come una
chiara spinta verso l’escalation, ma una vera e propria discesa in campo della
Nato contro l’esercito russo. Ci domandiamo perché? Perché l’Ucraina è così
importante per l’Unione europea e la Nato? E’ qui il segreto e la stessa
risposta alla domanda: si tratta appunto non solo di liberare l’Ucraina come si
afferma ufficialmente, ma di sconfiggere la Russia di Putin e magari di farne
quello che si fece all’ex Jugoslavia. Smantellare le sue repubbliche federete e
consegnare all’ombrello e alla misericordia dell’occidente. Si ricorda che non
sono i russi a toccare interessi vitali per l’occidente, ma è l’occidente che
si è esteso fino ai loro confini. La questione si capisce meglio solo se si
riconosce il fatto che il sistema di sicurezza finora costruito è sbagliato. Va
pertanto ridiscusso ogni altro sistema che non ponga come condizione sine qua
non l’estensione delle basi militari e la profili razione nucleare ma il
dialogo e la condivisione pacifica
dei valori. Vorrei stigmatizzare duramente l’addormentamento o peggio
ancora lo chiamerei l’allineamento dei rappresentanti della società civile
quali Associazioni, partiti, Istituzioni culturali, scolastiche e universitarie
sulla linea della guerra ad oltranza considerata e interpretata come l’unica linea
per fermare il conflitto. Il silenzio delle coscienze è a volte più spaventoso
delle stesse dittature che si dichiara di combattere. Peccato, anzi vergogna.
Non è l’occidente illuminato e illuminista che affascita ma è un mondo vecchio
e privo d’idee e di genio.
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