J’Accuse del venerdì 24 2023 sul caso Cospito
Il 41 bis non va toccato e guai
se lo stato facesse venir meno la sua autorità e la sua integrità. Bene! Questa
frase riassume il discorso ufficiale dell’attuale governo. Linea dura! Si va
ripetendo per i corridoi dei palazzi del potere. Questa stessa linea della
fermezza è stata usata in un altro caso. Vi ricordate? Quando Moro venne rapito
dalle Brigate Rosse. Nessuno dei suoi autorevoli colleghi che fecero dopo
carriera, inutile citarli, s’adoperò sinceramente per liberarlo. Lo stato ha
sacrificato uno dei suoi migliori servitori per non trattare? O ci furono altre
ragioni politiche sotto? Non fu cosi Tre anni dopo il “caso
Moro” :in Campania dove un altro esponente della Democrazia Cristiana fu
sequestrato dalle Brigate Rosse. Si trattò allora di Ciro Cirillo (1921-2017),
ex presidente della Regione che in quel momento ricopriva la carica di Presidente
della commissione regionale che doveva gestire tutti gli appalti della
ricostruzione in seguito al terremoto del 23 novembre del 1980. Perché il rapimento di Cirillo è così
importante nella storia politica e giudiziaria italiana? Perché a
differenza del “caso Moro”, per Ciro Cirillo la Democrazia Cristiana decise di trattare con le Br, anche se i
vertici del partito, a partire da Flaminio Piccoli, all'epoca segretario
nazionale, hanno sempre rigettato fermamente l'accusa. Ora il caso della cosiddetta
“Linea dura”, a prescindere dai governi che l’adottino, sembra più avere una valenza strumentale e politica
piuttosto che ideale ed etica, perché lo stato è regolato non solo dalle norme ma
anche dall’atteggiamento del personale politico in carica. I due casi Moro e
Cirillo lo dimostrano ampiamente. Dietro quindi alla vicenda Cospito c’è una idea
di restaurazione dell’autorità dello stato che è priva di quelle idealità e di
valenza etica che farebbe passare la Linea della fermezza come necessaria e
giusta. Molti analisti e giuristi considerano il passaggio dal 41 bis al
carcere di Massima sicurezza per Cospito come fattibile e senza ripercussioni
sull’intera comunità carceraria. Anzi, nel suo caso e viste le sue condizioni
di salute, è più che normale. L’atteggiamento però delle destre lo conosciamo. Allorché
predichino la limitazione dell’uso delle intercettazioni, li usino come ha
fatto Donzelli contro i loro avversari politici. Tante contraddizioni connotano
questa vicenda. Questa guerra non coinvolge solamente la politica ma si
riflette anche sulla magistratura, perché ad essa tocca dire quando un detenuto,
viste le sue condizioni di salute, ha diritto o meno ad un alleviamento delle
sue condizioni detentive. Termino: è compito del nostro stato nazionale
difendere la legalità e la sicurezza, ma esse non vanno difese solo con l’irrigidimento
delle pene ma anche con la diffusione della cultura della democrazia e della legalità. Quello che
manca mostruosamente al nostro paese.
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