Il grano del tempo
S’abbatte ciò che sa che prima o poi,
ci sarà la resa,
ciò che era spiga verde
in piena primavera, in mezzo ai campi
e ora prossima alla mietitura;
ciò che era farfalla saltellante e ora un seme;
persino quell'effimera luce dei lampi
è restia ad andarsene via..
Eppure ogni cosa se ne va presto o tardi
i ricordi più belli, la gioventù
il gioco, il riso innocente di un tempo
le passeggiate lungo i boulevard della mia città
la mia solitudine resiste!
Ciò che mi rimane è il sogno
E persino lui, stenta a lasciarmi
Come le amate spighe
Il grano eterno della vita
Ispirata a Pasolini:
Titolo: la religione del tempo
Piange ciò che ha
fine e ricomincia, Ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
cortile, bianco come cera,
chiuso in un decoro ch’è rancore;
ciò che era quasi una vecchia fiera
di freschi intonachi sghembi al sole,
e si fa nuovo isolato, brulicante
in un ordine ch’è spento dolore.
Piange ciò che muta, anche
per farsi migliore. La luce
del futuro non cessa un solo istante
di ferirci: è qui, che brucia
in ogni nostro atto quotidiano,
angoscia anche nella fiducia
che ci dà vita, nell’impeto gobettiano
verso questi operai, che muti innalzano,
nel rione dell’altro fronte umano,
il loro rosso straccio di speranza.
Commenti
Posta un commento