J’Accuse di Domenica 25 giugno sul tentato golpe ad opera della Wagner di Prigozhin: la via verso l’escalation è cominciata
J’Accuse di Domenica 25
giugno sul tentato golpe ad opera della Wagner di Prigozhin: la via verso l’escalation
è cominciata
Evghenij Prigozhin un nome impronunciabile ma che ha sfiorato nell’impresa
e nella fama quello che Napoleone e Hitler i quali fallirono assieme, nelle
loro rispettive imprese della conquista di Mosca. Ma chi è questo fanatico e
truce personaggio? Avrebbe fatto e progettato tutto quello che ha fatto come dice per imporsi al Decreto del Ministero della Difesa russo che scioglierà la milizia Wagner incorporandola nell'esercito a partire dal primo luglio 2023?
Amico, sopranominato "cuoco di Putin" a cui deve tutta la sua fama e
fortuna, è il Capo della Wagner: una super milizia presente in tutti teatri dei
conflitti del Medio oriente e dell’Africa, alla stessa stregua delle società dei
contractors mercenari che usano gli americani, francesi e inglesi per destabilizzare
i regimi nemici e conseguire i loro obiettivi politici. Egli godeva della
fiducia del Capo del Cremlino e di un’ampia autonomia al punto di gestire lui
in persona un esercito dentro lo stato russo. Questa posizione gli ha
consentito di avere una visibilità e autorevolezza nello svolgimento delle
operazioni militari e nelle tattiche adottate dallo stato Maggiore di difesa
russo, diretti dal Ministro della Difesa Shoigu e dal Generale Valery
Gerasimov.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il cuoco di Putin Evghenij
Prigozhin e i suoi miliziani sono stati chiamati in patria per dare man forte
all’esercito russo che si è trovato in gran difficoltà confrontato non solo contro
l’insignificante esercito ucraino, ma contro le armi più moderne e i
guerriglieri giunti da ogni dove per sostenere il regime di Kiev in una guerra
di logoramento il cui scopo principale e indiretto è quello di far cadere il
regime di Putin. Sebbene la torta Ucraina fa gola a tutti gli occidentali per le
sue ricchezze minerarie, agricole e la sua posizione strategica, lo sviluppo
del confronto militare e l’accanimento delle Cancellerie occidentali denota un
fatto inequivocabile: la guerra in Ucraina e il suo prosieguo hanno un
obiettivo fondamentale: la caduta di Putin e la destabilizzazione della Russia.
Ora con quello che abbiamo visto ieri con la pugnalata alle spalle del cuoco al
suo protettore ci costringe a fare una domanda naturale: che cosa voleva fare
questo pazzo fanatico di Prigozhin e quali erano i suoi obiettivi e mandanti? E’
paradossale e controproducente che uno che si considera patriotico lasci il
fronte e indirizzi le sue armi contro il potere politico sapendo già la sua
mossa avrebbe causato danni incommensurabili al suo paese e alla stessa linea
politica finora intrapresa. Se erano come emerge dalle sue richieste i
disaccordi con Shoigu e Gerasimov, questi potevano essere ricomposti con il
dialogo e con altre modalità non deleterie. In realtà, durante la sua corsa
verso Mosca sulla famosa Autostrada M4, in quelle frenetiche e decisive per le
sorti di Mosca, il Cuoco si è accorto che non aveva abbastanza fuoco per
cucinare le sue pietanze: come facevano 25 mila guerriglieri a conquistarsi una
metropoli di 20 milioni di abitanti? Se qualcuno ha mediato, come il presidente
bielorusso Lukashenko, glielo ha detto chiaro e tondo: la caduta di Putin non
può essere accettata, perché non solo i russi l’avrebbero impedita, ma anche
gli stretti alleati e la stessa Cina e quindi dei suoi mercenari avrebbero
fatto un fuoco che si sarebbe visto fino nelle capitali occidentali. A 200
kilometri il cuoco stanco e disilluso ha alzato bandiera bianca ma gli scenari
di questa resa nessuno può azzardarsi di conoscere nel dettaglio. Sarà stato
persino Xi a telefonargli insegreto per dirgli che avrebbe mandato truppe per
sterminare la sua milizia: scenario immaginario ma verosimile. L’intervento del
presidente bielorusso è stato illuminante, ad ogni modo. Rimane il nodo del
perché? Perché il cuoco si è sacrificato come l’agnello del diavolo? La CIA gli
ha promesso qualcosa se fosse riuscito a cacciare via Putin da Mosca? E’ stata
l’ambizione personale come ha affermato Putin? Sicuramente è un pazzo esaltato
ma anche un servitore della Russia, fino a prova contraria. L’analisi delle
operazioni militari è un altro nodo della discordia: le grosse perdite accusate
da Prigozhin sono inaccettabili. In questo lui ha tratto una sua legittimità e
popolarità tra i suoi combattenti: come può accettare la Russia di fare una
guerra logorante per così lungo tempo, per giunta contro tutti gli eserciti occidentali,
vedendo morire decine di migliaia dei suoi figli migliori, senza ripensare alla
strategia di uscita e di vittoria finale? In questo contesto, l’analisi sia della
guerra che del fallito golpe, ci inducono ad osservare un fatto chiarissimo: se
l’attuale conduzione della guerra non ha dato i risultati attesi, è necessario
cambiare obiettivi e fronti e gli stessi mezzi di guerra. Ne va del destino sia
della stessa Russia che della stessa pace internazionale. Putin ha davanti poco
tempo per alzare la tensione e fermare la guerra. La guerra si fermerà solo
quando si raggiungerà il punto massimo all’escalation nucleare. Biden e i suoi
alleati occidentali hanno la massima responsabilità nell’aver trascinato il
mondo al pericolo di uno scontro nucleare col sostegno della guerra ad oltranza
in Ucraina. La lezione del golpe fallito sarà quella d’indurre il
Cremlino a cominciare a colpire chi direttamente chi partecipa al logoramento del suo paese e alla morte di
centinaia di migliaia di russi e ucraini nei fronti della guerra. Crediamo in conclusione che il disaccordo di fondo sia stato nell'ipotesi più verosimile quest'incapacità dei russi a farsi rispettare dai loro nemici. Shoigu e Gerasimov devono trarre le conseguenze di questa ennesima disfatta.
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