J’accuse del 25 agosto 2023 democrazie e dittature a confronto con i nemici interni: verità e propaganda in un contesto internazionale difficile
J’accuse del 25 agosto
2023 democrazie e dittature a confronto con i nemici interni: verità e
propaganda in un contesto internazionale difficile
Se confrontiamo le due vicende attuali che hanno contrapposto e
contrappongono ancora per la parte americana l’attuale inquilino della Casa
Bianca Joe Biden all’ex presidente americano Donald Trump a quella che ha visto
già un suo scontato epilogo tra Prigzohin e l’attuale capo del Cremlino, Putin,
notiamo un sottile comune denominatore ad entrambe: quando si tratta del potere
e degli interessi vitali di un regime qualunque sia la sua matrice, il confine
tra legalità e violenza diventa sottile e talvolta inesistente. Se gli americani
vogliono far passare la loro democrazia come la più autentica e la più solida
del mondo, certamente vi sono degli aspetti e delle criticità notevoli e
crescenti a far avvallare tale idea, perché sia la vicenda della persecuzione giudiziaria
che sta subendo il presidente Trump, connessa ovviamente a vicende interne e
internazionali ben note, sia la sua dichiarata volontà d’interrompere
immediatamente dopo la sua elezione ogni sostegno a Zelensky e alla sua guerra, la dicono lunga sulle farse in atto che vengono ovviamente servite all’opinione
pubblica americana e mondiale per attuare dei piani a dir poco democratici e
rispettosi dei diritti politici e civili dei cittadini. Non vi è alcun dubbio
che il Deep State è in azione con tutti i mezzi a sua disposizione per sbarrare
la strada a Trump. Ma ci riuscirà? Domandiamo fin dove può arrivare un nemico
interno pur di conservare il potere? La vicenda drammatica e emblematica dell’uccisione
del presidente kennedy e di suo Fratello Robert, ci narra bene dove può
arrivare tale mostro quando i suoi interessi sono in pericolo. Ce la sapremo
raccontare questa nuova telenovela delle inchieste giudiziarie su Trump, ce la
sapremo commentare con cautela e imparzialità, perché sentiamo che il diritto
di un popolo a scegliersi liberamente la sua guida è in serio pericolo. Parallelamente,
nella Russia Putiniana in guerra contro l’occidente per difendere i suoi interessi
vitali come superpotenza mondiale, le cose non sono così agevoli. Ma quando
confrontiamo i racconti dell’occidente su quest’ultima avvertiamo delle
contradizioni e addirittura delle palesi inesattezze, per non dire bugie. Lo
abbiamo visto sin dallo scoppio del conflitto come la propaganda abbia
sacrificato la verità alla ragione e al dialogo. Vi ricordate che i
commentatori e strateghi occidentali davano la Russia per crollata dopo i primi
sei mesi, poi Putin malato di cancro, poi si sarebbero ribellati popolazioni e
eserciti contro il dittatore… tutto questo non è mai successo e la Russia ha
tenuto. Il problema ora che si pone dopo tutti questi sconvolgimenti e
tragedie, per quanto tempo ancora continuerà la guerra? Chi conosce bene la
politica americana sa che finché ci sarà Biden, il conflitto continuerà ed è
per questo che la campagna elettorale avrà anche risvolti giudiziari e colpi
di scena ben prevedibili. Ma la democrazia regge ancora? Il bavaglio messo alla
stampa libera è percepibile nei blandi commenti dei fatti che giungono ogni dì.
Dove l’analisi oggettiva dei fatti? Avete ancora la capoccia o ve la siete
veduta ai mercati dei venditori delle armi? L’ultimo dramma della morte di
Prigzohin viene celebrato come una vendetta di Putin! Se la sarebbe cercata o
no? Il Capo della Wagner doveva tutto al capo del Cremlino ma non è questa la
vera questione. Un capo militare avrebbe mosso i suoi soldati dal fronte per
portarli alla capitale russa senza sapere che si sarebbe firmato il suo epilogo
professionale e fisico? In tutti gli ordinamenti militari questo si sarebbe
chiamato alto tradimento ed è punibile con la pena capitale, salvo grazia se
concessa dal capo dello stato. Peccato per il capo della Wagner, avrebbe
concorso a porre fine al conflitto a modo suo, senza causare le fratture e le
criticità conseguite alla sua azione. La Russia non diventerà mai una
democrazia occidentale ma se lasciata a sé stessa, potrebbe avere degli
sviluppi migliori di quelli che la vedono contrapposta e isolata dallo stesso
occidente. Il problema vero riguarda la questione di come lasciare spazio al dissenso sia che si tratta di democrazia o di dittatura, ma quando si tenta d'eliminare le voci dissenzienti sia attraverso le liquidazioni fisiche sia attraverso metodi democratici come inchieste giudiziarie costruite ad hoc, allora siamo di fronte ovviamente ad una degenerazione ed è peggiore di quello che avviene sotto la luce del sole in dittatura, perché una democrazia così è una commedia insostenibile e fraudolenta che troverà alimento nelle bugie e nelle falsità, alterando l'intera società a cui afferisce. La democrazia è vivere e lasciar vivere, p costruire non solo per sé stesi ma anche per gli altri, è rinunciare al potere perché esso venga esercitato anche dagli altri, dando lezione che in una società libera, il potere appartiene a tutti.
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