J’Accuse del venerdì 24 novembre, dalla geometrica potenza e le lotte operaie degli anni 70 al governo delle precettazioni,dei familismi e dei favoritismi
J’Accuse del venerdì 24
novembre, dalla geometrica potenza e le lotte operaie degli anni 70 al governo
delle precettazioni, dei familismi e dei favoritismi
Ai tempi della "Geometrica potenza" la classe operaia si presentava battagliera, ma anche profondamente divisa, a seconda delle idealità e delle aspirazioni che nutrivano i suoi movimenti in quel delicato e complesso contesto della guerra fredda. Questa divisione era anche l'epsressione più variegata di libertà e pluralismo politico e culturale che caratterizzava quel periodo storico. Ma era dettata non solo da fattori ideologici e politici, ma anche incentivata dal sistema capitalistico d’allora che disponeva allettanti promozioni sociali, retributive a quest’ultima per scongiurare la crescita dei partiti comunisti ed estremisti di sinistra che avrebbero riavvicinato i due paesi più importanti dell’Europa continentale (Francia e Italia) all’allora blocco sovietico. Era una strategia per arginare l’avanzata del comunismo. Accanto a queste due componenti del movimento operaio, c’era una terza ribelle che aveva deciso nelle fabbriche del paese un’altra strategia per sconfiggere i propri nemici politici e di classe. In questo contesto la risposta del sistema capitalista fu incentrata sul miglioramento del tenore di vita e una graduale promozione sociale ed economica della classe operaia, adottato in modo strumentale e temporaneo come vedremo, il quale si rivelerà la spada di Damoclè nella sconfitta dello scontro frontale e della lotta armata degli operai.
Oggigiorno noi abbiamo alle spalle questa pesante memoria storica con tutti i
suoi simbolismi e miti, ancora vivi, ma sembra che non abbiamo imparato nulla dalla nostra
storia. Sembra che il mondo sia andato indietro anziché avanti, rompendo quelle
utopie e simmetrie che lo avevano infiammato un tempo. E La vediamo quest’involuzione
avviata con la caduta del muro di Berlino, la quale giunse come una doccia
fredda per chi sognava d’instaurare un mondo perfetto e giusto, ribaltandone le
disuguaglianze sociali e di classe. Abbiamo assistito durante gli anni
successivi alla caduta del muro a quelle operazioni di smantellamento dei diritti
sociali ed economici acquisiti e i quali, appunto, furono concessi in maniera temporanea,
come i cosiddetti contratti a tempo determinato introdotti in seguito, per contenere
l’avanzata della classe operaia. Non andrò ad elencarli uno ad uno ma penso che
il fatto di garantire un tenore di vita (formula abbastanza magica per le classi
padronali) , abbastanza decente a quest’ultima abbia prodotto i suoi benefici,
ma come già osservato, erano assolamente illusori. Oggigiorno, dopo la mondializzazione
dell’economia avviata oltre due decenni fa,
le precarizzazioni subite dalle classi operai delle generazioni successive a
quella della “Geometrica potenza” ( Job Act) e le guerre nazionali, etniche e politiche che
avevano connotato sia il continente europeo (guerre dei Balcani che rimangono
sempre una polveriera) , la pandemia col suo carico di miserie sociali ed
economiche, l’ultima guerra d’Ucraina e per finire il sempiterno
conflitto arabo-israeliano ( attuale guerra di Gaza 2023), abbiamo un
quadro sociale ed economico catastrofico connotato dalla crescita della
povertà, dal sostanziale calo del potere d’acquisto delle famiglie dovuto
ai rincari intervenuti per colpa di decisioni dei nostri governi che si sono coinvolti
in una guerra fratricida tra russi e ucraini, anziché favorire la pace, dalla
continua precarizzazione del mondo del lavoro per mano di queste destre
classiste, antidemocratiche e populiste che, per giunta, si sono affermate al
potere un po' dappertutto nel continente europeo. Il rifiuto d’adottare il salario
minimo, che non è tenore di vita, ricordiamolo, lo smantellamento del
reddito di cittadinanza per le classi operaie disoccupate e povere, l’attacco
al diritto di sciopero fatto dal Ministro Salvini con le minacce della
precettazione, l’arresto della lotta all’evasione fiscale e la non
tassazione dei patrimoni e delle rendite delle banche, la dicono tutte sulla
matrice repressiva e padronale di queste destre oggi al governo del paese, al
servizio dei poteri forti e sovrannazionali. Siamo di fronte perciò ad una
spoliazione sistematica dei diritti e spetta alla classe operaia come lo fu per
quella dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale stabilire gli
strumenti di lotta e le linee da adottare per difendere i suoi diritti. Il
partito Democratico nazionale non li rappresenta, perché imborghesito e
asservito a interessi della classe padronale. La lotta di classe non è mai
finita anzi si è accentuata esponenzialmente per colpa di tutti quei
provvedimenti summenzionati. I sindacati nazionali oggigiorno devono fare di
più. Non basta quello che fanno alla luce anche dell’immobilismo e della
timidezza dimostrata oggigiorno durante l’aggressione israeliana contro la
popolazione civile e operaia di Gaza. Ma una delle colpe principali risiede
proprio nel sistema d’informazione del nostro paese (la RAI è occupata dai
partiti) che non aiuta certo a diffondere una cultura dei diritti e del rispetto
tra i cittadini ma è e rimane imperniato sulla competizione sociale, sull’individualismo
e sulla menzogna pura e semplice che non servono la giustizia sociale e men che
meno la democrazia nel nostro paese.
Commenti
Posta un commento