J’Accuse del 7 Febbraio 2024 sulla polemica tra l’Ambasciatrice Elena Basile e la senatrice a vita Liliana Segre
J’Accuse del 7 Febbraio 2024 sulla polemica tra l’Ambasciatrice Elena Basile e la senatrice a vita Liliana Segre
Tutto scoppiò una
settimana fa quando l'Ambasciatrice Elena Basile (Collaboratrice con il Fatto
quotidiano) ha pubblicato un articolo corredato da un video, di quasi tre
minuti, in cui si rivolge alla senatrice a vita, nonché al presidente della
Repubblica Sergio Mattarella, accusando la prima d’ essere sensibile solo alla
sofferenza dei bambini ebrei - vittime dell’attacco del 7 ottobre ,
dimostrando, a suo dire, una freddezza del tutto discutibile verso il dolore e
le sofferenze dei bambini palestinesi colpiti proprio da chi ha subito le
immani infamie della persecuzione nazista. Questa critica ha sollevato un
polverone e un’indignazione in coloro che non la pensano come la Basile, al
punto che il figlio della stessa, Luciano Belli Paci, secondo quanto riportato
dal Corriere della sera, le ha definite «smaccatamente false e diffamatorie»,
chiedendole di cancellare il video dai suoi social pubblicandone un altro di
scuse.
Ora se dovessimo fare da giudici imparziali a ciò che è stato fatto e detto, nella striscia di Gaza, la reazione israeliana è stata una devastazione totale e sommaria di tutto quello che si sono trovati davanti e non è così che si costruisce la propria sicurezza e il proprio futuro! Altro che 7 Ottobre, ma un genocidio così com’è stato definito dalla Corte dell’Aia, una punizione collettiva della popolazione palestinese, rea di collusione con Hamas, ma nella stragrande maggioranza estranea ai fatti del 7 ottobre. Davanti a questi massacri dai politici italiani siano del governo o della divisa opposizione, non abbiamo visto esplicite condanne al massacro perpetrato, e ancora in corso. Solo parole blande, inviti al Cessate il fuoco e astensioni alle Nazioni Unite davanti a decisioni che intimano allo stato ebraico di smettere le sue azioni belliche. Insomma, tranne qualche ardito giornalista nel belpaese e la compassione di una parte dell’opinione pubblica italiana, che non cambia la storia ovviamente, tutti hanno ignorato o sorvolato quando si è trattato di alzare la voce e dire con chiare parole che ciò che sta avvenendo è un massacro della popolazione civile e non un’azione volta a difendere Israele. In questo contesto le parole della Basile hanno un senso: la dimensione della carneficina demandava, e richiede, una condanna proporzionale, se si è imparziali e giusti come sostiene la Senatrice nelle sue dichiarazioni riportate dai giornali. Abbiamo visto con sbalordimento come centinaia d’ebrei americani a New York hanno manifestato il loro sdegno di fronte alle immagini dei bambini palestinesi trucidati ( è IL NUMERO CHE SPAVENTA). Dicevano: “Not in my name!”, non fatelo in nostro nome. In Italia, non abbiamo visto simmetriche manifestazioni, ma un uso propagandistico della storia e dell’informazione per oscurare tali crimini. Il fatto più grave è che queste stragi e questo genocidio è ancora in corso. Guerra e blocco degli aiuti da parte d’Israele e i suoi alleati nella regione, stanno decimando la popolazione civile. Non vedo mobilitazioni e nemmeno indignazioni tali da arrivare al Cessate il fuoco, ma un clima d’intimidazioni e di minacce dove chi dice la verità cruda viene minacciato di querele e d’altro come durante le dittature. L’Italia è, e rimane, un paese libero dove vige ancora la libertà di pensiero e d’espressione, ancora per un po' finché le menti libere non saranno silenziate dalle intimidazioni. Credo infine che la Basile abbia inteso proprio il fatto appena detto: purché condanna c’è stata da parte della signora Segre, essa non è stata direttamente proporzionale alla dimensione del massacro in corso…
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