J’Accuse di domenica 23 giugno 2024 sull’avanzata dell’estrema destra: le Repubbliche di Weimar dell’Europa odierna e la guerra inevitabile dei nazionalismi- Meloni e Le Pen
J’Accuse di domenica 23
giugno 2024 sull’avanzata dell’estrema destra: le Repubbliche di Weimar dell’Europa
odierna e la guerra inevitabile dei nazionalismi- Meloni e Le Pen
Prima di tutto salutiamo il rilascio della Salis da parte delle autorità
ungheresi. Salutiamo chi l’ha candidata e chi l’ha votata e ha consentito in
questo modo un epilogo quasi eroico della sua vicenda. Quello che non è stato
fatto da questo governo farlocco è stato fatto dalla gente comune che non ha
mai accettato che una cittadina italiana abbia subito un trattamento disumano e
ingiusto da parte di un governo dell’Unione europea, sotto il pretesto di reati
mai commessi e di procedimenti giudiziari autonomi nei quali non si poteva
interferire. E’ stata una vergogna che per fortuna oggi la possiamo raccontare
in maniera da trarne gli insegnamenti e le opportune conclusioni politiche ed
etiche. Non c’è dubbio che registriamo un’avanzata delle destre ma non nella
consistenza e le dimensioni auspicate da quest’ultima. Se in Italia ha votato
il 40% degli aventi diritto, conferendo così al partito dei Fratelli d’Italia
il 28% dei suffragi e al PD il 24%, dando luogo ad una frammentarietà politica
di cui si è sempre caratterizzato il nostro paese, la questione del dominio o
della stabilità politica rimane sempre irrisolta e se si andasse a votare
nuovamente per ricomporre il parlamento nazionale ci troveremo sempre davanti
ad una beffa in quanto sono sempre le minoranze politiche, anche in senso proporzionale,
ad essere investite del potere e questo la dice lunga sulla democraticità e la
partecipazione nel nostro sistema politico attuale. Ho sentito dire dalla Meloni
col suo 28% e poco più dei voti: “ che il sistema si sta polarizzando… e che
ora di lavorare per un bipolarismo…”. Ci siamo scordati del 40% dei voti avuti
da Renzi qualche anno fa nelle medesime Europee e del quasi 32 % avuti da
Salvini e ora sono due partiti che non contano quasi un bel nulla mel panorama
politico italiano, in particolare il povero leghista Salvini avendo fatto
ricorso ad un generale dell’esercito per salvare il salvabile del suo partito.
Insomma alla Meloni, l’abbiamo capito tutti: il potere le piace. Si è adagiata
bene a palazzo Chigi con tutte le comodità e gli strumenti che le offre il
potere. Qualcuno ha detto: “che le piace fare la Mannequin o la velina con
tutto quello che indossa”. Ad ogni modo, questa è una destra farlocca e non più
sociale. Lo abbiamo riscontrato già nei suoi ultimi provvedimenti legislativi.
In particolare in quello che possiamo già definire la più grande vergogna mai
varata da un governo nazionale: ossia in quella riforma regionale
differenziata voluta dagli statisti di questa Lega nazionale che porta i
generali inneggianti alla decima Mas al parlamento europeo, dove il lavoro, le
tasse, i servizi, i diplomi, i diritti e la stessa dignità delle persone ne sarebbe
stata investita in modo sostanziale e disuguale. E’ un provvedimento
chiaramente anticostituzionale, antisociale, per nulla solidale,
antinazionale. Notiamo in questa che chiamerei, Repubblica di Weimar,
una chiara tendenza a portare all’esasperazione certi processi politici e
sociali le cui finalità e la cui visione di fondo sono assolutamente
fallimentari, opportunistici e deleteri per il paese. Questa riforma ha svelato
il vero volto non solo della Lega nazionale, propositrice della medesima, ma
anche la fragilità e l’inconsistenza politica degli altri componenti. Manca in
modo chiaro una base valoriale e portante eticamente e politicamente a questa
compagine governativa: siamo vicini al dirupo e se il paese e i sindacati non
reagiscono a quest’infamia, ci troveremo sull’orlo di una guerra civile tra
qualche anno e sarà tardi allora rimediare.
In Francia invece Le Pen avanza e col suo 32% dei voti conseguiti in un contesto elettorale
segato dall’astensionismo, il Presidente Macron ha deciso di sciogliere il
parlamento nazionale ed indie nuove elezioni politiche, che senza una reazione
massiccia e popolare, vedrebbero l’Estrema destra del Fronte Nazionale, alla guida
del nuovo esecutivo francese, sancendo una coabitazione forzata tra Eliseo e L'hôtel
de Matignon. E’ una chiara sconfitta della democrazia e dei partiti di Centro e
di sinistra ovviamente. L’ondata dell’Estrema destra si consolida in Francia,
rischiando di scombussolare tutti i piani, politiche e strategie di Bruselles,
sempre determinata a perseguire la guerra in Ucraina e a non riconoscere il
genocidio palestinese. Un’altra anomalia della storia e delle democrazie
europee. Quel che non va in questo contesto è un piccolo spaccato sociale
denunziato da un intellettuale marocchino contro i residenti francesi in
Marocco, in gran parte gente che ha trovato nel paese nordafricano la sua
America avendo investito nel turismo ( Riad, alberghi, Agenzie, e vari): si è
scoperto che hanno votato tutti per l’Estrema Destra francese, Le Pen,
nonostante le loro esperienze multiculturali e la stessa gratitudine che devono
avere verso un paese e la sua gente che li hanno aperto le porte, ben sapendo
che Le Pen e il suo partito hanno dei piani nel cassetto sull’Immigrazione e la
tolleranza che sono l’opposto di cui godono da parte del governo marocchino.
Sono ovviamente liberi di votare la parte che vogliono, ma quando loro
sfruttano e non pagano i contributi ai lavoratori marocchini impiegati nelle
loro attività, non lo sono più, oppure quando favoriscono un certo turismo di
cui si sente parlare spesso nei social media, tra cui anche di pedofili, questo
la dice lunga sulle contraddizioni e l’assurdo di fronte al quale ci troviamo.
Non s’impara mai dalla storia e men che meno quelli che devono dare l’esempio,
i nuovi amici francesi, di dimostrano più infami e razzisti degli stessi estremisti.
Peccato. La storia è corso e ricorso e le prossime elezioni politiche francesi
sono una bella prova non sono per la democrazia francese in addormentamento e
in balia degli estremismi ma anche per le stesse sorti politiche e la stessa
pace in Europa.
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