J’Accuse sulla presunta
invasione della Russia e le velleità politiche e militari ucraine
Non sono riusciti prima di lui Napoleone e poi nel ventesimo secolo, Hitler, ora Zelensky e le sue truppe hanno sfondato il confine russo e controllano, a detta loro, un bel territorio ivi compresa la città di Sudzha, un importante centro urbano della regione del Kursk. Questa mossa ha spiazzato il regime di Putin. Ben studiata e architettata dalla Nato e da chi non vuole mollare e ammettere la perdita della torta ucraina, la compenetrazione nel territorio russo da parte delle bande armate ucraine punta a creare più che altro un certo scompiglio nella controparte e soprattutto a testare la reazione di Putin in attesa di improntare un'altra strategia militare volta sia a creare un ulteriore sconvolgimento delle linee nemiche sia soprattutto a denigrare l’immagine della Federazione Russa nel mondo come un paese incapace di salvaguardare il suo territorio e i suoi cittadini. E’ ovvio che chi ha studiato l’invasione del Kursk scegliendone la tempistica e l’entità dell’offesa aveva come primo scopo quello di screditare l’esercito russo e la sua guida. Non vi è alcun dubbio che l’infiltrazione in una breccia del vastissimo confine russo ucraino non è certamente un’opera di grande ingegneria militare, bensì di un disegno politico e militare simile alla fine del mito d’invincibilità che aveva subito l’esercito israeliano con l’operazione del 7 ottobre 2023.
Alla Russia di Putin ora spetta di rispondere a questa mossa ucraina tenendo
presente che la partita oramai coinvolge la sua integrità territoriale e quel
mito d’invincibilità militare che è stato screditato dal nemico ucraino e da chi
lo sostiene con le armi e con ogni mezzo civile e d’intelligence. Al Cremlino e al popolo russo toccano, questa volta, direi, la mossa dello scacco matto, altrimenti la Russia crollerà e
il suo smantellamento, alla stessa stregua della ex Jugoslavia, con l’occupazione
del suo territorio nazionale, sarà una realtà ineluttabile. Zelensky non gioca
con le sue armi. E’ uno scacco nelle mani della Nato e chi aveva architettato l’operazione
Kursk dovrà vedersela con le sue inevitabili conseguenze politiche e militari.
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