La voce della città martoriata- Poesia al Libano

 

La voce della città martoriata

 





Dio delle barbarie

Del vento e delle vele

Di un mondo crudele

Dio delle macerie

 

Se oggi il nemico avanza

Sul mare e sull’aria

La resistenza è necessaria!

Perché rimanga la speranza

 

Flebile e decrescente

Come una torcia nel vento

Che preannuncia il risorgimento

Qual dolore è più struggente!

 

Ma il soccorso mai arrivato!

Le urla dei morti le cui spoglie

Giacciono sotto le macerie

Come rotaie di un treno mai deragliato

 

Annuncio agli orchi che la loro disfatta

È scritta con il sangue dei fanciulli

Immolati dai potenti luridi e bulli

Sulle rotaie della città martoriata

 


Commenti

  1. Bellissimi (e amari) questi versi!
    Mi hanno fatto venire in mente (quasi subito, in effetti!, forse perché di recente li avevo "in circolo" e questi tuoi versi l'hanno portati "all'attenzione") le frasi di una poesia del chitarrista Massimo Zamboni (cantata da Giovanni Lindo Ferretti) in una vecchia canzone dei CCCP:

    "La pace è guerra
    Con spreco di licenze
    La guerra è pace
    Con spreco di ordinanze
    E noi siamo felici, esseri liberi
    Carne
    Solo per caso, raramente
    Qualche cosa d'altro
    E un ciclo siamo macellati
    E un ciclo siamo macellai
    Un ciclo riempiamo gli arsenali
    Un ciclo riempiamo i granai
    "
    e poi
    "La guerra è il limite per le nostre escursioni
    La pace è il limite per le nostre emozioni"
    (Tratto dal brano "Guerra e Pace", 1987)

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  2. Grazie caro Alfonso. Molto bella la poesia citata, significativa e veritiera. L'uomo non sa imparare dalla sue miserie e dalle guerre passate.

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