J’Accuse sull’assoluzione di Salvini nel processo Open Arms a Palermo. Una sentenza moralmente discutibile
J’Accuse sull’assoluzione
di Salvini nel processo Open Arms a Palermo
Le sentenze vanno rispettate ma nulla osta il fatto che tutto può essere liberamente commentato. Questa sentenza ha un sapore politico indiscutibile, perché sebbene la magistratura sia stata sempre accusata dalle destre di essere di sinistra, questa volta questa stessa sentenza ribalta tutte le teorie della sua subalternità alle opposizioni e segna una svolta giurisprudenziale in discontinuità con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e costituzionale. Non entro in merito ovviamente ai dettagli né alla sua opportunità o meno. Ma di fronte ad un presunto reato di sequestro, mandare in galera l’allora Capo del Viminale col suo Capo di Gabinetto, l’attuale Ministro Piantedosi, sarebbe stato come dichiarare guerra al potere politico attuale e sappiamo bene quali sono i progetti di riforma e le gravi accuse che solitamente le destre lanciano contro il potere giudiziario ogni volta che arrivano al governo nazionale. Rifiutare l’ingresso in Italia e persino i soccorsi ad una nave carica di profughi stremati è una chiara violazione del diritto del mare e del diritto internazionale. Ovviamente se oggi lo stesso protagonista di quei divieti accusa la controparte di usare i migranti per scopi politici, la verità è ben diversa ed è chiara sotto il sole. Fu Salvini stesso ad usare gli immigrati, l’islamofobia e i problemi relativi alla sicurezza per fare politica e conquistarsi il consenso che aveva in quei tempi. Ricordiamoci bene quando lui stesso andò fino a sotto casa al presunto spacciatore tunisino, a Bologna e davanti alle telecamere gli citofonò accusandolo di spaccio. Un’azione discutibile sia sul piano giuridico che sicuritario, non autorizzata da nessun magistrato, né da nessun questore, in violazione ai diritti dell’imputato e alla privacy del tunisino. Insomma, la sentenza di Palermo rinvigorisce il presunto difensore della patria, scordandosi che fino a qualche anno prima quella patria si fermava alla linea di confine padana. Ma la patria non si difende con i blocchi marittimi o navali come andava gridando l’attuale presidente del Consiglio dei Ministri Meloni, la patria, amici miei, si difende con le politiche di collaborazione con i paesi da dove provengono questi flussi migratori, avviando in loco progetti di sviluppo e cantieri che migliorino il tenore di vita di quelle società tanto sfruttate e martoriate da guerre intestine e dalla stessa logica imperialista e sfruttatrice di un occidente assassino e immorale, esattamente come quelle pratiche messe di rigetto e di discriminazione messi appunto da governi populisti e direi chiaramente incapaci di risolvere le vere questioni e i veri problemi che attanagliano il nostro pianeta. Pensate solo alla desertificazione e agli sconvolgimenti climatici causati dal nostro consumo industriale, alle guerre causate in Africa del Nord e in Medio-oriente volute dalle stesse Cancellerie per ancora la loro morsa su quei paesi, insomma sarebbe ingrato e ingiusto non assumersi le proprie responsabilità davanti a queste conseguenze. Difendere la patria sarebbe come rigettare questi rifiuti umani verso l’orrore che abbiamo noi causato con le nostre politiche ed è qui che la sentenza di Palermo diventa moralmente discutibile.. Ahimè.., ma essa è sentenza e noi rispettiamo la magistratura.
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