J’Accuse del venerdì 2025 la vicenda Al Masri e le sue conseguenze politiche e giudiziarie

 

J’Accuse del venerdì 2025 la vicenda Al Masri e le sue conseguenze politiche e giudiziarie

 


 

LuigiXIV_Roi_Soleil

Non vi è dubbio che la vicenda Al Masri ha avuto dei contorni politici e giudiziari poco chiari prima del suo arresto in Italia. Egli è stato in Inghilterra, Belgio e Germania prima che approdasse in Italia e nessun magistrato di quei paesi ha proceduto al suo arresto come richiesto dal mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale. Insomma non è un giustificativo per il nostro governo che lo ha liberato, ma è una riflessione abbastanza sensata. Perché non è stato arrestato prima? Le nostre estreme destre al governo di Roma si sono già poste la domanda, ma la risposta non può essere sempre che “gli altri hanno ordito un complotto contro di noi!”. Bisogna per una volta essere coerenti e assumersi le proprie responsabilità.  Questo va detto anche a quei compagnucci all’opposizione a partire del partito della Schlein che, certamente hanno servito male la “nazione”, parola strumentalizzata dalla Premier, e consentito alla Nato di sconvolgere la Libia Gheddafiana ( con l’Ok dato da Napoletano), con il pretesto di difendere il diritto internazionale e i diritti dell’uomo calpestati dal dittatore libico. Invece quello che è successo dopo la fine del regime di Gheddafi si è rivelato peggiore e addirittura ha consegnato la Libia all’influenza di potenze regionali e internazionali rivali e aventi interessi confliggenti, tra cui il nostro paese è in prima fila. Ecco perché il governo Meloni non poteva fare altro che riportare il generale Al Masri a Tripoli. Il suo arresto sarebbe stato visto male dagli attuali dirigenti nella Tripolitania, e avrebbe in qualche modo comportato delle ritorsioni contro i nostri interessi, in primis quelli legati all’Eni e ai contratti di Gas e petrolio. Inoltre non sarebbe mai stato conveniente inimicarsi questi corrotti e irascibili dirigenti del paese nord-Africano che avrebbero riconsiderato i loro patti con l’Italia. L’esistenza di accordi segreti risalenti all’epoca del Ministro Minniti è ben chiara. Ecco perché i servizi degli altri paesi europei, memore anche dello strappo fatto a Berlusconi strappando la Libia all’influenza del Cavaliere defunto, con l’invasione della Nato della Libia ordita da Francia, Germania e Inghilterra, avrebbero in qualche modo voluto fare il Bis con la vicenda Al Masri, nonostante le due vicende non siano paragonabili per dimensione e portata ma per strategia e astuzia. Ad ogni modo, Al Masri è una creatura dell’occidente volente o nolente. Lo è dal punto di vista politico perché tutto quello che è avvenuto in Libia dopo è stato causato dall’intervento della Nato e dalla conseguente divisione del paese e sua spartizione da parte delle potenze regionali e internazionali. Lo è anche perché è l’occidente che attraverso il suo sfruttamento intensivo e iniquo delle risorse del pianeta e dell’Africa porta questa povera gente a lasciare i propri paesi e a cadere nelle prigioni di tortura dell’aguzzino Al Masri, figlio protetto di quelle politiche e di quelle decisioni. Ma una cosa va detta la Premier non può non assumersi le proprie responsabilità addossandola ai magistrati italiani che fanno il loro lavoro. Non si tratta di TOGHE ROSSE, come gridano le destre estreme, ma di una grande questione che ha risvolti interni e internazionali in termini politici, economici e geostrategici. Ai poveri italiani non si possono dire sempre le bugie e che il paese è minacciato da chi fa solo il proprio lavoro. La notifica dell’apertura dell’inchiesta Al Masri è un atto dovuto semplicemente perché ricorrono degli illeciti e delle stranezze come l’aver accompagnato un torturatore fino a casa con un aereo di stato. Che lo venga a spiegare anziché gridare che toccare Giorgia equivale a toccare gli interessi nazionali. Ma era meglio dire sempre la verità e non trincerarsi dietro lo slogan oramai desueto: L’Eta c’est moi, la nazione sono io del Re sole, Luigi 14°.

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